Al termine del campionato del mondo qatariota, c’e’ una domanda che mi pongo :
Perche’ questo bisogno di sostenere che la manifestazione in Qatar abbia decretato la morte del tiki-taka? La fine del gioco a scaricare la palla di lato senza assumersi rischi?
Il termine tiki-taka e’ stato inventato dai media spagnoli ed e’ poi stato utilizzato soprattutto al di fuori della Spagna, col passare del tempo, con un’accezione sempre piu’ dispregiativa (Guardiola non l’ha mai fatta propria), sinonimo di un possesso palla che non porta alcun vantaggio alla squadra che lo gioca e che risulta noioso agli occhi dello spettatore.
Il possesso palla e’ uno strumento (cosi’ come costruire dal basso) con cui la squadra prova ad organizzare il proprio gioco e, nel contempo disorganizzare lo schieramento difensivo avversario.
Ci sono squadre che lo fanno o l’hanno fatto con grande maestria, (tutti ricordano il Barcellona di Guardiola) altre che pur provando non riescono a renderlo efficace. Non sempre la responsabilita’, se di responsabilita’ vogliamo parlare, e’ dei giocatori anche se e’ indubbio che siano loro a portare in campo lo stile di gioco voluto dall’allenatore o dal club. Il nostro sport e’ troppo complesso per poter definire chi sia il responsabile.
Quindi, che messaggio si vuol dare dicendo che il tiki taka e’ morto? Forse si vuole giocare un calcio piu’ diretto, calciando presumibilmente la palla alta e in avanti scommettendo sulle capacita’ del nostro attaccante.
Un calcio che puo’ certamente essere efficace, ricordiamo proprio in questo mondiale come l’Olanda di Van Gaal ha recuperato il doppio svantaggio con l’Argentina, e come sempre la scelta spetta a noi.
Ho parlato di scommessa perche’ una palla lanciata in avanti ha il 50% di probabilita’ di arrivare ad un nostro compagno ed il 50% di arrivare ad un nostro avversario, lo stesso dicasi sulla palla contesa (2^palla). Escludiamo, per semplificare, le possibilita’ che la palla esca dal campo.
Ma davvero chi fa possesso palla non corre rischi?? A me pare proprio il contrario : Per tenere palla e muovere gli avversari ci vogliono conoscenze, capacita’ di scelta, tecnica e coraggio, tanto coraggio, e va tutto insieme non c’e’ un prima e un dopo.
Se un passaggio viene intercettato si rischia di subire un contrattacco con tutte le conseguenze del caso. Quanta pressione ha il giocatore? Quale intensita’ di pensiero e di emozioni deve avere? L’intensita’ non sta solo nella corsa.
Continuo a scegliere uno stile di gioco che privilegi il possesso palla perche’ chi si forma giocando il quel modo, seguendo un percorso valido, e’ in grado di vedere spazi anche in avanti, quando ci sono, quando non ci sono, cosi’ com’e’ accaduto in Spagna-Marocco o Portogallo-Spagna, si muove palla per crearli.
La partita puo’ diventare noiosa per qualcuno, forse per molti, ma per chi la guarda avendo cognizione del percorso necessario per proporre questo stile di gioco rimane un’esperienza di conoscenza.
Affinche’ ci sia piu’ conoscenza e’ necessario informare e formare le persone e credo che il compito spetti anche a media ed opinionisti. Allora si saremo in grado di scegliere. Spingere a priori in una direzione o nell’altra non ha senso.
Non credo manchino i talenti, forse manca una scuola, uno stile.
In ogni caso la scuola alimenta il talento e il talento alimenta la scuola.
24 risposte
Secondo me nessuno stile di gioco va’demonizzato o esaltato troppo, non mi piacciono gli estremismi e o le mode del momento. L’importante, sempre secondo me, è scegliere uno stile di gioco oltre in cui si crede anche che esalti le caratteristiche dei calciatori a disposizione, e non solo tecniche, ma anche fisiche-atletiche, psicologiche e tattiche.
Per quanto riguarda lo stile, forse è una delle mancanze che si riscontrano più spesso, partire dai settori giovanili avendo già ben chiara una metodologia è già tanta roba.
Grazie Giuliano.
Buon pomeriggio Filippo, credo che demonizzare una modalità di gioco (in questo caso il tiki-taka) sia il problema.
Evitare di dare tutti gli strumenti necessari alla propria squadra sia un male per i propri giocatori.
Lo stesso si può dire per chi lo fanno con il lancio lungo.
Togliere una scelta, che sia la costruzione dal basso, la gestione prolungata del pallone o il lancio a scavalcare la linea credo sia più percuna scelta di gusto personale che non per il bene della squadra Stessa.
ciao Alessandro. Certo la scelta tocca al giocatore. Se parliamo di settore giovanile, per quella che e’ la mia esperienza, se abitui il giocatore a giocare sempre palla a scavalcare quando gli verra’ fatta una richiesta differente si trovera’ in difficolta’. Nel percorso inverso le difficolta’ saranno certo minori. Dopodiche’ dobbiamo distinguere la giocata voluta, dopo una lettura della situazione, a scavalcare una linea o piu’ di pressione e la giocata lunga a “liberarsi” della palla.
Grazie per il tuo contributo.
Filippo l’ultima parte di quello che hai scritto: “ Dopodiche’ dobbiamo distinguere la giocata voluta, dopo una lettura della situazione, a scavalcare una linea o piu’ di pressione e la giocata lunga a “liberarsi” della palla.”.
A mio parere questo è fondamentale.
Grazie a te Filippo
Di nuovo buonasera. Le volevo chiedere…la valutazione che fa del 50% di possibilita’ di raggiungere una palla lanciata in avanti deriva dalla sua esperienza di calciatore e tecnico, si tratta del classico testa o croce oppure esiste uno studio specifico in merito? Grazie
Buonasera Paolo, si ha ragione, non sono a conoscenza di uno studio specifico, era per render l’idea.
Grazie a lei. Per me,il tu va benissimo!
Anche per me Filippo. Grazie per la risposta. Buona serata
Il Tiki-Taka è morto! Viva il Tiki-Taka!
Certi concetti non muoiono, si evolvono anche in funzione delle caratteristiche dei giocatori che hai a disposizione.
Quello che fa più danni è lo sposare un determinato concetto a priori senza tenere conto del materiale umano a disposizione e delle conoscenze del tecnico
Grazie Marco. Direi che, in genere, si fatica o si teme sperimentare altro rispetto al conosciuto.
Buonasera Filippo! Fa bene al cuore poter leggere e ragionare di calcio uscendo dai soliti canali tradizionali e questo blog ne è un esempio.
“Spingere a priori in una direzione o nell’altra non ha senso” in questa tua frase viene descritto perfettamente il modo in cui viene vissuto il calcio dalla maggior parte dei media.
Le analisi e gli approfondimenti sul gioco, sui calciatori sulle tattiche viene ridotto a “tifo” e a posizioni quasi militanti vissute come verità assolute..
Sono contento ci siano ancora isole felici come questo spazio
Un abbraccio
Grazie Marco, proviamo ad aprire uno spazio di confronto.
Un abbraccio a te.
Sono d’accordo con il possesso palla e con tutto quello scritto nell’articolo ma bisogna anche capire una cosa, insegnarlo nel settore giovanile deve essere un obbligo per far crescere bene dei ragazzi che devono arrivare in prima squadra sapendo giocare a calcio, però si deve abbandonare l’idea della vittoria perché molti allenatori soprattutto dilettanti alla fine pensano a quello per la loro gloria tralasciando spesso il vero insegnamento. In prima squadra esistono promozioni e retrocessioni ed il risultato la fa da padrone quindi se usi il metodo di un possesso palla e poi commetti molti errori con conseguente perdita di rusultati gli allenatori sono esonerati, se giochi con l’altro metodo sei un anticalcio. Quindi io penso che il possesso palla vada bene solo nei settori giovanili per una corretta crescita del giovane calciatore. La prima squadra è un altra cosa, ci sono anche interessi economici sulle posizioni di classifica. Secondo me bisogna anche dare più spazio ai giovani come titolari in prima squadra e non facendoli giocare pochi minuti in qualche occasione, bisogna aver coraggio altrimenti non vedremo mai più un Francesco Totti, Paolo Maldini, Alessandro Del Piero etcc. che hanno giocato titolari sin da giovani per molti anni. Un calcio che va rivisto completamente.
Ciao Vittorio, mi e’ piaciuta la tua introduzione. Poi dicendo che per le prime squadre e’ diverso significa che non crediamo fino in fondo che avere la palla e provare a determinare, passami il termine, il proprio destino non ci possa portare alla vittoria. Il tema del coraggio e’ importante ma credo che, in linea di masima, se un allenatore ritiene un giocatore forte, l’aspetto anagrafico passi in secondo piano.Forze dobbiamo migliorare il percorso formativo.grazie per il tuo prezioso contributo.
Il tiki taka , già di per sé non mi piace come termine. Disseta gli stolti.
Credo che di base il calcio debba essere propositivo . Si chiama gioco del calcio in quanto appunto, và giocato.
Chiaramente anche scavalcare le linee ed affidarsi alla bravura dei singoli fa’ parte del contesto, o meglio della situazione. Può essere funzionale delle volte ed anche utilizzabile da squadre che cercano di offendere muovendo palla e giocatori rapidamente e con senso degli spazi, possedendo il gioco e disorganizzando gli avversari , muovendosi in un certo modo.
Diverso è, se semplicemente ” ci liberiamo della sfera perché siamo in difficoltà oppure perché non sappiamo cosa farcene” .
Diciamo che il discorso è molto, molto, molto lungo. Conoscenza, educazione al gioco, coraggio e cultura. Chiudo con queste parole.
EDUCHIAMOCI ALLA BELLEZZA CON LA B MAIUSCOLA. NELLO SPORT E NELLA VITA .
Grazie Stefano, riprendo il tuo finale: discorso lungo, lungo, ampio e complesso ma, soprattutto…conoscenza, coraggio, cultura.
Credo che il problema di questo banalizzare o ricercare di etichettare sempre tutto sia soprattutto culturale, o meglio di conoscere o meno una materia.
Si fa molto prima a semplificare e ricercare di attaccare un qualcosa di “diverso” o meglio di sconosciuto che perdere del tempo (o meglio a mio avviso investire del tempo) per capire la filosofia, l’idea che sta alla base, il lavoro che c’è dietro.
Spesso si cela dietro a queste frasi fatte lo spirito reattivo tipico della nostra cultura calcistica (italiana).
Credo che le matrice di qualsiasi stile di gioco siano verosimilmente due. Il primo uno stile attivo (propositivo da protagonista di condurre il gioco) l’altro sarà uno stile di reazione (più o meno di attesa dipendente dall’avversario).
Quindi abituiamoci sia come tecnici che i giovani calciatori ad essere attivi, protagonisti e padroni del proprio destino pur tenendo conto che è un gioco e della sua imprevedibilità.
Riprendendo la frase da qualcuno di importante decidiamo in che modo perdere la partita.
Grazie Alessio, sottolineo l’ultima parte del tuo intervento ed in particolare : essere attivi, protagonisti e padroni del proprio destino…
Dal mio punto di vista il possesso palla deve essere funzionale alla ricerca dello spazio. Muovere le linee per trovare l’imbucata.
Se ho già giocatori smarcati più vicino alla porta ecco che allora la palla lunga ti permette di rubare un tempo di gioco e avvicinarti all’obiettivo del calcio che deve essere di segnare.
La cosa fondamentale è che il giocatore sia pensante come individuo e come collettivo e che quindi sappiano scegliere la strada più efficiente ed efficace per riuscire a segnare.
Questo è il mio punto di vista; Buone feste e grazie per il confronto
Grazie a te Matteo, per il contributo. Serene feste a te e famiglia.
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Ciao Filippo. Si chiama Tiki Taka e va bene. Ricordo negli anni 70 ,un signore di nome Corrado Viciani allenatore della Ternana , che fu il primo a rivoluzionare il calcio col famoso GIOCO CORTO . Penso che il Tiki taka ricalchi molto il gioco di Viciani. Cosa ne pensi ? Sbaglio.? Grazie per l’attenzione. Buona giornata Filippo
Mah! Io sono sempre più stupito di quanto si parli ormai troppo spesso da posizioni fisse a difendere un credo senza la voglia di andare oltre, di essere curiosi, di scoprire veramente l’essenza delle cose. Opinionisti, giornalisti ex calciatori che parlano, sputando sentenze su argomenti che alla fine non conoscono, conoscono molto poco o in modo scorretto. Il tiki taka per come viene dipinto qui da noi non esiste, la “gestione della palla” (non amo la parola Tiki Taka ma non amo neanche la parola possesso perché non vogliono dire nulla) come mi piace chiamarla è la capacità di trovare linee di passaggio e soluzioni di gioco che possano eludere i vari tentativi di pressione avversari, dalla prima linea di pressione in poi. E’ in questo concetto c’è tutto, il concetto fondamentale è dato dal controllo del gioco, gioco che in queste scuole di pensiero è saldamente nelle mani dei giocatori a cui attraverso gli allenamenti vengono trasmessi principi e concetti di gioco che li guideranno nelle scelte. E questo include di tenere la palla bassa se è possibile, ma ciò non vieta di alzarla cercando una soluzione diversa se la situazione la richiede. E ve lo spego con un esempio stupido e banale, quanti goal ha fatto il City di Guardiola direttamente da rimessa del portiere… diversi!!! Questo prova che la difesa del proprio fortino senza la voglia di conoscere veramente cosa propongono quelli che la pensano diversamente da noi è un limite incredibile nell’evoluzione, ma non solo del calcio, dell’umanità in generale. Grazie Filippo per questo bolg che sta diventando un bello spazio di libertà e ricordate persone migliori, aperte e curiose faranno anche sportivi migliori. Buon calcio a tutti.
Grazie Luca per il tuo prezioso intervento! A presto.
A presto.
Insegnare a calciare via la palla ci si impiega due minuti, lo sforzo va indirizzato nell’avere il CORAGGIO di tenerla, la palla! Nei ragazzi come nei grandi, è una questione di FIDUCIA è un lavoro che si fa INSIEME, ma ci vogliono capacità, conoscenza e cultura.