ALEX E IL MILAN: UN RAPPORTO DI RECIPROCA STIMA

Compie cinquant’anni Alessandro Del Piero, icona del calcio italiano

Se il Milan è così grande non lo deve soltanto al suo blasone e alle sue vittorie, ma soprattutto alla forza delle avversarie, nazionali e internazionali, che ha affrontato nel corso della sua leggendaria storia. Restando all’Italia, cosa sarebbero i rossoneri senza la rivalità stracittadina con l’Inter, alter ego sociale nel substrato della Grande e della Piccola Milano, o senza il Napoli, antagonismo più giovane e poetico alimentato dai ricordi delle sfide di fine anni novanta, dalle memorabili contese tra i Tulipani rossoneri e i sudamericani partenopei guidati da Maradona. Ma come sarebbe stato vincere senza la Vecchia Signora, la Juventus, indiscussa madama del calcio italiano, con la quale ricordiamo forse la rivalità più dura e fascinosa degli anni 90 e 2000 che culminò nella finalissima di Champions League di Manchester, Il Teatro dei Sogni, il 28 maggio 2003 che ebbe nei rigori l’epilogo più bello per i tifosi rossoneri.

Parlare di questa sfida significa fare riferimento ad Alessandro Del Piero, Pinturicchio, il giocatore bianconero più rappresentativo degli ultimi trent’anni, memoria storica di quella squadra che a Roma vinse la Champions League contro l’Ajax nel 1996. Le ha passate tutte Alex, dalle vittorie memorabili, come quella della Coppa Intercontinentale, dove il suo gol valse la conquista del trofeo, alle sconfitte scottanti contro Borussia Dortmund, Real Madrid e Milan. Un grave infortunio al legamento del crociato anteriore e posteriore compromise la stagione 1998/1999 sua e della Juventus che, in profonda crisi di identità, esplosa definitivamente il 7 febbraio 1999 con le dimissioni di Marcello Lippi a seguito della sconfitta in casa col Parma (2-4), fece fatica a proporsi nella lotta scudetto. La simbiosi tra la Juventus e Del Piero è sempre stata forte, anche quando, nella stagione successiva all’infortunio Pinturicchio non riusciva a essere determinante come in passato e segnava solo dal dischetto. La società non ha mai abbandonato il suo giocatore più rappresentativo, così come non ha fatto Del Piero all’indomani delle sentenze di calciopoli, non facendosi attrarre dalle sirene di mercato e scegliendo la via della permanenza, la discesa negli inferi della Serie B. Questo è amore reciproco, attaccamento ai colori e agli uomini, storie di un passato recente ma lontano. Anche alla Nazionale il giocatore veneto ha dato tanto e per essa ha pure pianto lacrime amare, soprattutto nella maledetta notte di Rotterdam, nella finale del campionato europeo del 2000, quando i suoi errori furono pesanti ai fini dell’esito finale. Ma tante volte è stato provvidenziale e tutti ricordiamo il suo gol al Messico nel 2002 e soprattutto alla Germania nel mondiale del 2006 che ci spalancò le porte per la finalissima di Berlino, dove battemmo la Francia ai rigori.

La sua carriera bianconera si è chiusa in maniera gloriosa con tanti gol, una storica doppietta al Bernabeu con tanto di standing ovation, e uno scudetto, forse insperato, vinto nella stagione 2011/2012, davanti ai rossoneri, forse la rivale più difficile che Alex ha dovuto affrontare.
Gli incroci tra Del Piero e il Milan sono stati sempre vibranti e importanti.

Dopo la cessione di Roberto Baggio proprio ai rossoneri, nella stagione 1995/1996 Del Piero entrò definitivamente nell’undici titolare e nella sfida di San Siro del 15 ottobre 1995 segnò il gol che accorciò le distanze. La partita finì 2 a 1 per il Milan, ma i bianconeri sfiorarono con Porrini il pareggio. Fu il primo gol al Milan e nel palcoscenico di San Siro, rete che ricorda quella di Yildiz in Inter-Juventus, prima nella Scala del Calcio anche per il turco.

Nella sfida del 28 marzo 1998 la Juventus umiliò il Milan al Delle Alpi e in quella occasione Pinturicchio siglò una doppietta in una partita senza storia, finita 4 a 1 per i bianconeri e con i rossoneri con i nervi a fior di pelle. Il giocatore bianconero neutralizzò l’eurogol di Shevchenko nella sfida del 9 dicembre 2001, una realizzazione che regalò un punticino importante nell’economia della stagione, quella del clamoroso scudetto del 5 maggio 2002. Una giocata spettacolare quanto efficace, una rovesciata per l’esattezza, smarcò Trezeguet per il colpo di testa decisivo nella sfida scudetto di San Siro dell’8 maggio 2005, vinta dai bianconeri per 1 a 0. Del Piero in rete nella sfida del 12 aprile 2008 vinta dalla Juventus per 3 a 2 che si ripetè su rigore nel dicembre dello stesso anno nel 4 a 2 per i bianconeri. L’ultimo gol del capitano bianconero in campionato al Milan fu segnato il 30 ottobre 2010 e valse la vittoria per 2 a 1 della Juventus sul primo Milan di Ibrahimovic che segnò il suo primo gol ad un ex squadra, mentre l’ultimo in assoluto nella semifinale di ritorno di Coppa Italia del 2012.

Alessandro Del Piero è stato un campione che ha sempre avuto un profondo rispetto per l’avversario rossonero. Berlusconi nutriva una profonda stima per Alex a tal punto di avergli chiesto di andare al Milan, a ridosso della fine della sua carriera e lo stesso giocatore bianconero ha ammesso che il patron rossonero l’aveva già cercato nel 1992. Quando Berlusconi ha lasciato questo mondo, Del Piero gli ha dedicato un post sui social.

Per Alex “il Milan è stato il rivale di sempre” e verso i rivali milanesi ha sempre manifestato un particolare rispetto che noi tifosi rossoneri abbiamo ricambiato, e continuiamo a farlo, per coloro che hanno sempre onorato sportivamente la contesa sportiva.

Sarebbe stato bello vederlo giocare in rossonero ma forse va bene così.

Battere Del Piero e la sua Juve è sempre stato motivo di orgoglio perché erano forti e ostici. La vittoria di Manchester ha un sapore diverso proprio perché vinta contro avversari di levatura mondiale.

Buon compleanno allora al grande campione e avversario di tante sfide che hanno fatto grandi queste due società e che hanno segnato una delle più grandi stagioni del calcio italiano.

BIO: VINCENZO PASTORE

Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

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