Dopo tre match point sprecati, la nostra Under 20 (giovanissima) batte il Verona e si porta temporaneamente in testa alla classifica. Brillano Scotti e Bonomi, ma avanzano anche i 2008 Comotto e Tartaglia
In queste giornate fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, il cielo è azzurro anche a Milano e le temperature sono miti. Se non fosse per gli alberi che si tingono di giallo e di rosso, potremmo quasi pensare a una primavera fuori stagione. Ma una primavera che, un po’ a sorpresa, è tornata c’è: ed è la Primavera (con la “P” maiuscola) del Milan, che dopo avere sprecato un filotto di occasioni per portarsi in testa al campionato, ci è riuscita quando nessuno se lo aspettava più.
Il periodo nero era iniziato, paradossalmente, dopo un entusiasmante derby vinto per 3-1 a settembre: da lì, un pareggio col Cesena e due sconfitte con Bologna e Cremonese, tutte squadre non temibili sulla carta. Poi, il 28 ottobre, la vittoria (1-3) con la più titolata Fiorentina e il 2 novembre un’altra vittoria (3-0) con il Verona. E, all’improvviso, quel primo posto in classifica – anche se temporaneo – che per tanto tempo era sfuggito.
Tanti piedi buoni, pochi centimetri
Al Vismara il Milan è sceso in campo con Mastrantonio in porta; la difesa a quattro formata da Bakoune a destra, Parmiggiani e Paloschi ormai coppia centrale collaudata, e il sotto età Tartaglia, che aveva segnato un gol da subentrato contro la Fiorentina; centrocampo a tre con Eletu centrale, Stalmach (capitano) e Comotto ai lati, quest’ultimo con licenza di sganciarsi; davanti i tre fantasisti Bonomi, Scotti (falso nueve) e Perrucci.
Il Verona, in zona playout a 9 punti, non sembra il più ostico degli avversari: ma abbiamo visto come non sempre la classifica rispecchi fedelmente le difficoltà della partita. Il Milan parte macinando gioco ma senza rendersi molto pericoloso; come il primo Barcellona di Guardiola, dove “il centravanti era lo spazio” (mi si passi il paragone un po’ azzardato), gioca con tante mezze ali e mezze punte che potrebbero quasi scambiarsi di ruolo: se si toglie Eletu che fa il regista-incontrista a metà campo, tutti gli altri giocatori da centrocampo in su sono accomunati da buona tecnica, corsa, capacità di inserimento. Manca, semmai, una vera prima punta, ma questo è un discorso che facciamo dall’inizio di questa stagione e con cui il Milan dovrà fare i conti per tutto l’anno, a meno che non spunti un centravanti d’area da qualche selezione giovanile inferiore.
Intanto, stando così le cose, i rossoneri sono costretti a cercare sempre il fraseggio, il gioco palla a terra, il pressing, mentre il cross è in questo momento un esercizio sterile. E proprio da un buon pressing alto di Scotti che recupera palla e la imbuca per Bonomi nasce il primo gol al 37’. Dopo il gol il Milan prende coraggio e si costruisce diverse occasioni con i suoi fantasisti, Scotti, Perrucci, Bonomi, Comotto.
Nel secondo tempo Guidi sostituisce Stalmach con Perin, abbassando ulteriormente la squadra di una decina di centimetri. La ripresa inizia con cadenze più lente, fino a quando, al 68’, il capitano del Verona, Stefano Dalla Riva, si fa espellere per doppio giallo: il primo per un fallo un po’ dubbio, il secondo per proteste. La partita si mette inevitabilmente in discesa per i rossoneri che, pochi minuti dopo, raddoppiano: la giocata è di Perrucci che galoppa a sinistra e mette in mezzo un pallone rasoterra su cui Scotti si fa trovare pronto. All’85’ arriva anche il terzo gol, su rigore, per un fallo davvero goffo del gigantesco Nwanege che si avventa sul solito Scotti lanciato a rete e riesce a colpire tutto tranne il pallone: sul dischetto va Perin, che non sbaglia.
Tartaglia senza paura
In conclusione, questo Milan di fantasisti, di piedi buoni e di poca fisicità ritrova la via della vittoria: non sarà sempre così facile, ma intanto godiamoci il temporaneo primo posto (Fiorentina e Lazio potrebbero superarci, il Sassuolo raggiungerci). Fra i singoli, molto bene il 2008 Tartaglia, terzino sinistro Under 17, che si muove con la sicurezza di un veterano, mentre sull’altro lato della difesa lo statuario Bakoune (2006), alto 1,95, non approfitta quanto potrebbe dei corridoi che talvolta si spalancano. Victor Eletu sembra un giocatore sempre in procinto di esplodere e di poter aspirare a categorie superiori: fisico compatto e un sinistro davvero chirurgico, vorremmo che diventasse il Kanté italiano, ma gli manca forse la concentrazione per rimanere in partita per 90 minuti, e infatti esce un po’ corrucciato al 61’, sostituito da Sala. Filippo Scotti è un giocatore di grandissima tecnica, corsa, spirito di sacrificio: dovrebbe essere il Pulisic della Primavera, il giocatore maturo, che sa fare tutto, anche segnare (e infatti segna) a cui dare la palla che scotta (perdonate il gioco di parole), ma alle spalle di una punta vera o come esterno offensivo: speriamo di vederlo in un ruolo più naturale, i mezzi ci sono eccome. Bene Bonomi, sempre nel vivo del gioco, così come Comotto (2008) una mezzala cui piace inserirsi con i tempi giusti. Bene un po’ tutti, insomma, in questa giornata mite e soleggiata che ci restituisce una squadra unita, intensa e combattiva,come ha voluto sottolineare anche l’allenatore Federico Guidi.
BIO: Luca Villani è nato a Milano il 31 gennaio 1965. Giornalista professionista, oggi si occupa di comunicazione aziendale e insegna all’Università del Piemonte Orientale. Tifoso milanista da sempre, ha sviluppato negli anni una inspiegabile passione per il calcio giovanile e in particolare per la Primavera rossonera. Una volta Kakà lo ha citato in un suo post su Instagram e da quel momento non è più lo stesso.