Ci sono solo due possibilità di ricordarsi di lui.
Se sei nato in Croazia (meglio ancora se tifoso dell’Hajduk Spalato) e se sei abbondantemente negli “anta” o se sei nato negli States e negli “anta” ci sei comunque.
Per tutti gli altri il nome di Slavisa Zungul è quello di un perfetto sconosciuto.
Ma se sei nelle due categorie di cui sopra allora questo nome farà ancora venire i brividi sulla schiena e magari farà scendere ancora qualche lacrima di commozione dagli occhi.
Per sei stagioni, tra il 1972 e il 1978, Slavisa Zungul è stato il più prolifico attaccante dell’Hajduk e uno dei più forti calciatori jugoslavi in un periodo dove la Jugoslavia sfornava talenti del valore di Dragan Dzajic, Branko Oblac, Vladimir Petrovic, Jovan Acimovic, Dusan Bajevic o Ivica Surjak.
In Patria erano in molti a paragonarlo a Gerd Muller, il fenomenale centravanti del Bayern Monaco e della Germania Ovest.
Ma se il grande Gerd faceva del gol la sua unica ragione di vita (e lo faceva come nessun altro) Slavisa Zungul era qualcosa di diverso.
Innanzitutto un fisico statuario e un’eleganza nei movimenti decisamente in contrasto con il fisico tozzo e poco armonico del bomber tedesco.
E poi una tecnica di base assoluta, una capacità di calciare con entrambi i piedi oltre ad una grande abilità nel gioco aereo, aiutato dagli oltre 180 centimetri di altezza.
Insomma, per Slavisa Zungul ci può essere solo un percorso a crescere fino ai massimi livelli del calcio, in Jugoslavia e nel calcio internazionale.
L’Hajduk in quegli anni vince tre titoli e ben cinque consecutive coppe nazionali.
Nella stagione 1972-1973, guidati in panchina dal genio di Branko Zabec, l’Hajduk vince la Coppa di Jugoslavia ma è soprattutto il suo percorso in Coppa delle Coppe ad emozionare i tifosi dei “Bili”, i bianchi di Spalato.
In quella stagione infatti dopo aver eliminato i norvegesi del Fredrikstadt e il gallesi del Wrexam nei quarti di finale riusciranno ad eliminare gli scozzesi dell’Hibernian (2-4 all’andata e storica rimonta per 3 reti a 0 al ritorno) prima di cedere al poderoso Leeds United di Don Revie, Peter Lorimer e Billy Bremner in semifinale.
Zungul ha solo diciannove anni e non si è ancora affermato come titolare nel club ma dalla stagione successiva inizierà a formare con il potente mancino Surjak una coppia di attaccanti di assoluto valore.
Arriveranno due titoli consecutivi e nella stagione 1975-1976 l’Hajduk raggiungerà i quarti di finale della Coppa dei Campioni, cedendo al PSV solo ai supplementari.
Slavisa Zungul però ha un carattere del tutto particolare che lo mette spesso ai ferri corti con la dirigenza e con gli allenatori di turno, prima il grande Tomislav Ivic e in seguito con Josip Duvancic e Vlatko Markovic.
Ama la vita notturna, i locali e le donne.
E’ un ragazzo estremamente affascinante e colleziona flirt con modelle, cantanti e soubrette e di certo non fa la vita consona ad un calciatore.
«Vorrei essere giudicato per quello che faccio in campo non per la mia vita fuori dal terreno di gioco. E credo che i gol che segno siano l’argomento più convincente» sostiene con fervore Slavisa.
L’Hajduk continua a mettere trofei in bacheca e il nome di Zungul, come quello di diversi compagni di squadra, inizia a circolare anche nel resto d’Europa.
In Spagna, Inghilterra e Germania ci sono diverse squadre pronte ad accoglierlo ma i regolamenti in Jugoslavia sono inderogabili.
Occorre espletare il servizio militare e non si può in ogni caso espatriare prima dei 28 anni.
Quel rigore diventa sempre più stretto e difficile da sopportare per uno “spirito libero” come quello di Slavisa.
A questo si aggiunge la lite in corso con il Presidente del Club, Tito Kirigin, che da settimane non riconosce lo stipendio a Zungul.
Inoltre c’è l’incombenza del servizio militare che sta per strapparlo al calcio e alla sua vita da “Bohémien”.
Ma nell’inverno del 1978 arriva un’insperata ancora di salvezza.
E’ il 3 dicembre del 1978. L’Hajduk ha giocato la sua ultima partita prima della pausa invernale del campionato battendo con un perentorio cinque a zero l’FK Sarajevo. Zungul ha segnato una doppietta che porterà a dodici reti il suo score in quella prima parte di stagione.
Dagli Stati Uniti d’America arriva all’agente di Zungul, Ante Kuzmic, una telefonata da parte di Dragan Popovic, connazionale di Slavisa, ex-calciatore dell’Hajduk a metà degli anni ’60 e ora allenatore dei New York Arrows, squadra che partecipa al popolarissimo “Campionato di Indoor Soccer”.
Per Zungul è l’offerta giusta al momento giusto.
Poco importa se è calcio “indoor” ed è diverso da quello che ha giocato fino a quel momento: sarà il suo passaporto verso una vita diversa.
Slavisa e il suo agente organizzano con cura la cosa.
Il pretesto è un viaggio di lavoro della fidanzata di Zungul, la bellissima modella e cantante Moni Kovacic.
Zungul chiede di accompagnarla promettendo di tenersi allenato durante la pausa invernale con la squadra di Popovic.
Nessuno nel Club sospetta nulla.
Il calcio indoor negli Stati Uniti non ha un riconoscimento ufficiale e non fa parte della FIFA. Pertanto nulla vieta a Zungul di giocare nel campionato MISL.
Zungul inizierà a giocare con gli Arrows e in Jugoslavia non tornerà più.
Il Club allenato da Popovic però non ha nessuna intenzione di commettere un furto. Offre fino a 200 mila dollari per il cartellino di Zungul ma l’Hajduk sdegnosamente rifiuta.
Questa decisione impedirà a Slavisa (diventato nel frattempo “Steve”) di giocare nel campionato “outdoor” che in quel momento sta attirando campioni da tutto il globo.
Il 21 dicembre di quel 1978 Slavisa “Steve” Zungul farà il suo esordio in campionato in un match contro i Cincinnati Kids. Finirà sette a due per gli “Arrows” e Zungul metterà a segno la bellezza di cinque reti.
Alla sua prima stagione con i New York Arrows Zungul e compagni arriveranno dritti in finale.
Ad attenderli ci sono i Philadelphia Fever.
Non ci sarà partita.
Nel primo incontro, giocato al Nassau Colieseum di Long Island, gli Arrows si imporranno per 14 reti a 7 (la metà della quali segnate da Zungul) e nel ritorno allo Spectrum di Philadelphia finirà per 9 a 5, sempre per gli Arrows,anche se stavolta Zungul si “accontenterà” di segnare una tripletta.
Gli anni successivi sono un susseguirsi di trionfi e di record personali.
Per gli Arrows quattro titoli consecutivi, per Zungul quattro trionfi consecutivi come miglior giocatore della stagione e altrettanti come maggior realizzatore.
Nella stagione 1980-1981 arriverà un’impresa straordinaria.
Vincerà la classifica dei marcatori con 108 reti in 40 partite … con il secondo in graduatoria, Vic Davidson dei Phoenix Inferno distanziato di 58 segnature !
Dopo questa serie di successi nel calcio indoor Zungul si accorge che gli manca qualcosa.
Il tempo passa e quando è ormai vicino alla soglia dei trent’anni torna in lui prepotente la voglia di misurarsi con le tante star che stanno giocando nella NASL.
Le sue richieste economiche, pur giustificate dal suo contributo in campo, sono fuori della portata degli Arrows che acconsentono il suo passaggio ai Golden Bay Earthquakes che oltre alla squadra Indoor hanno anche un team nella NASL, il classico campionato a undici degli Stati Uniti.
L’Hajduk e la Federazione jugoslava non mollano la presa ma alla fine Zungul riesce a tornare a giocare una partita di calcio tradizionale.
Il suo impatto sarà eccellente.
Segnerà 19 reti (una delle quali nella storica vittoria degli “Earthquakes” contro il Cosmos di Giorgio Chinaglia) e finirà dritto dritto nella formazione ideale del campionato.
Purtroppo la crisi della NASL è ormai inarrestabile.
Il 1984 sarà l’ultimo anno prima di una lunga sosta.
Quella stagione si chiuderà con Slavisa Zungul votato come “MVP” (Most valuable player) assegnato al miglior calciatore del torneo
Con la chiusura del campionato Zungul torna al calcio indoor, stavolta con i San Diego Soccers. Due stagioni, due titoli di campioni e due trionfi nella classifica marcatori.
Nel 1986 si trasferisce ai Tacoma Stars. Sarà per il team di Washington la stagione migliore della sua storia che culminerà con la finale per il titolo, perso però contro i Dallas Sidekicks.
In occasione della gara 7 di quella finale al Tacoma Dome di Washington si registrerà il record assoluto di presenze per una partita di “Indoor Soccer”: 21.728 anime presenti ad assistere a quel match.
Quella sarà anche la prima dopo ben sette stagioni consecutive in cui “Steve” Zungul non riuscirà a trionfare nella classifica dei marcatori.
Sulla scena è arrivato il fenomeno brasiliano Antonio Carlos Pecorari, detto “Tatu” che diventerà nelle stagioni successive quello che Zungul è stato per la prima parte degli anni ’80.
Nel 1988 tornerà a giocare con i San Diego Sockers prima di abbandonare l’attività nel 1990 … dando ancora il suo contributo a due nuovi titoli ottenuti dai gialloblu californiani.
ANEDDOTI E CURIOSITA’
Per chiunque abbia visto in azione Zungul nei suoi primi anni all’Hajduk non ci sono dubbi: era destinato a diventare uno degli attaccanti più forti d’Europa.
Jurica Jerkovic, regista di quel Hajduk della metà degli anni 70 non ha dubbi.
«Con Zungul e Surjak avevamo una coppia di attaccanti di valore assoluto. Erano entrambi giovanissimi e se Zungul fosse rimasto con noi anche in Europa avremmo potuto ottenere grandissimi risultati».
Del suo “ego” importante ne hanno sempre effettivamente raccontato compagni e avversari. Uno degli episodi più significativi accadde nel marzo del 1979, dopo la vittoria del primo titolo.
Al ritorno in autobus dopo aver sconfitto i Philadelphia Fever nasce una feroce discussione sul pullman degli “Arrows”. Al termine della finale infatti il portiere Shep Messing, protagonista di un eccellente match nel quale ha effettuato la bellezza di 26 parate, viene eletto “Miglior calciatore della finale”.
Zungul non accetta questo verdetto e inizia a discutere con Messing su chi realmente meritava il trofeo. La discussione degenera e i due vengono addirittura alle mani … salvo poi passare la serata insieme a bere in un locale di New York poche ore dopo !
E’ proprio Shep Messing a definire Steve Zungul come calciatore.
«Era veloce come un fulmine, forte nel gioco aereo, calciava con estrema facilità con entrambi i piedi, di interno o di esterno. Per lui non faceva differenza. Il suo controllo di palla specialmente negli spazi stretti era impressionante. Si è parlato molto di “Tatu” (il brasiliano Antonio Carlos Pecorari) o del canadese (di origini jugoslave) Branimir “Branko” Segota come grandissimi protagonisti del calcio Indoor ma nessuno è mai riuscito ad esprimersi ai livelli di Steve».
Lo stesso Popovic, suo allenatore agli “Arrows”, ha sempre ammesso quanto fosse difficile controllare Zungul fuori dal campo di gioco. Le regole imposte dal manager prevedevano che i calciatori fossero sempre a casa almeno 24 ore prima del match.
… valeva per tutti tranne che per Zungul che passava la notte precedente nei locali, dormiva anche fino alle 14 del pomeriggio per poi presentarsi in perfetta forma al match della sera.
Tra i suoi tanti record nel “Indoor Soccer” ce n’è uno davvero spettacolare: una tripletta segnata in soli 37 secondi di gioco! Il tempo di gioco infatti era “effettivo” come nel basket … ma resta pur sempre un’impresa di altissimo livello.
Come detto “Steve”Zungul giocò solo due stagioni nella NASL, il campionato classico a undici.
Furono due stagioni strepitose.
Zungul segnò 39 reti in 51 partite, vincendo la classifica dei marcatori nella seconda stagione e finendo in entrambe le stagioni nella “Formazione Ideale del Campionato” assieme a calciatori come Franz Beckenbauer, Frans Thissen (olandese ex-Ipswich Town), Johan Neeskens e al paraguaiano Roberto Cabanas.
Oggi, a 69 anni, Slavisa “Steve” Zungul vive in San Pasqual Valley, a due passi da Escondido. Ha investito i suoi guadagni in proprietà immobiliari e nel suo ranch vive con la moglie Lorenza e i figli Sashka e Marco. Non rilascia interviste da anni.
Tanto a parlare per lui c’è la sua leggenda …
BIO: Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 9 libri all’attivo. Dopo “Matti miti e meteore del calcio dell’est” che aveva fatto seguito al precedente libro di gran successo intitolato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”, Remo, in collaborazione con Cristiano Prati, figlio dell’indimenticato campione, ha scritto, pubblicato da Urbone Publishing: “PIERINO PRATI – Ero Pierino la Peste” . L’ultimo suo lavoro: “IL CALCIO DIMENTICATO – Tragedie, leggende e follie del pallone”.
Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”) e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.
Una risposta
Bel pezzo Remo! Cento otto gol in quaranta partite anche se realizzati in un campionato “soft” rappresentano pur sempre un record invidiabile che fa onore al poco noto Steve Zungul!
Buona giornata.
Massimo 48