CHAMPIONS’ LEAGUE: SLOVAN BRATISLAVA – MILAN 2-3: IL MILAN VINCE MA NON CONVINCE

Dopo il pareggio a reti bianche contro la Juventus a San Siro, il Milan torna in campo in UEFA Champions League, affrontando lo Slovan Bratislava in trasferta. Calcio d’inizio alle 18:45 per un match cruciale per i rossoneri, reduci dalla convincente prestazione al Bernabeu. La squadra di Fonseca cerca tre punti fondamentali per la qualificazione agli ottavi e per riscattare i fischi e le difficoltà riscontrate in campionato. Il gruppo rossonero, come si evince dai social, pare più affiatato del solito nonostante i risultati altalenanti. Dall’altra parte c’è lo Slovan Bratislava, capitanato dall’ex Kucka, ancora a quota zero punti in classifica, ma ciò non implica che sia un avversario semplice da affrontare.

Formazioni

SLOVAN BRATISLAVA (1-3-4-3):
Takáč; Bajrić, Kashia, Voet; Blackman, Kucka, Savvidis, Medveděv; Barseghyan, Strelec, Metsoko.
Allenatore: Weiss.

MILAN (1-4-2-3-1):
Maignan; Calabria, Tomori, Pavlović, Hernández; Fofana, Reijnders; Chukwueze, Pulisic, Okafor; Abraham.
Allenatore: Fonseca.

Primo tempo

L’inizio del match vede il Milan partire con grande intensità, soprattutto sulla fascia destra, dove Chukwueze si mette subito in evidenza. Nonostante l’approccio aggressivo e una punizione interessante di Theo, al 15’ lo Slovan Bratislava sfiora il vantaggio con un contropiede orchestrato da Strelec. L’attaccante slovacco elude la difesa rossonera mal posizionata, supera anche Maignan, ma un salvataggio miracoloso di Pavlović in scivolata evita il gol sulla linea.

Il Milan risponde immediatamente con un’occasione per Pulisic, il cui tiro viene respinto da Takac. In questa occasione, però, l’americano avrebbe potuto servire Chukwueze, posizionato al centro dell’area di rigore indisturbato.

Al 21’, il Milan passa in vantaggio: Abraham si inventa una giocata straordinaria con un tunnel e un assist in profondità per Pulisic, che parte in progressione tra le linee avversarie, corre per 30 metri e conclude con precisione sul palo lontano. Rossoneri avanti 0-1, sfruttando la linea difensiva alta e disunita dello Slovan.

La gioia però dura poco, perché al 24’ lo Slovan pareggia con Barseghyan. La difesa del Milan si fa trovare completamente scoperta sugli sviluppi di un calcio piazzato, lasciando l’attaccante dello Slovan solo in contropiede. Barseghyan parte in campo aperto, resiste al recupero di Reijnders e batte Maignan con un elegante scavetto mancino: 1-1. Ancora una volta, gli errori difensivi risultano fatali. Grandi lacune di posizionamento e reattività da parte di entrambe le squadre.

Al 32’, un altro errore difensivo del Milan rischia di costare caro. Pavlović sbaglia l’intervento su un pallone diretto a Barseghyan, che apre le porte ad un pericoloso 3 contro 1. Tomori salva la situazione con un intervento decisivo, ma la difesa rossonera appare disorganizzata e lontana dai fasti di un tempo.

Ma quali sono le cause di questa mediocrità? È forse da imputare alle individualità? Se prendessimo ogni calciatore singolarmente, potremmo affermare di avere una difesa di livello medio-alto, rispetto al valore che i singoli hanno dimostrato di avere nel corso delle loro carriere. Allora potremmo dire che il problema è esclusivamente del tecnico, ma anche lì sarebbe troppo facile puntare il dito e omologarsi al sentimento comune. Le difficoltà della retroguardia milanista sembrano legate più alla mancanza di stabilità e mentalità che al valore individuale dei giocatori. Forse la continua rotazione dei centrali non consente di costruire certezze, trasformando quello che un tempo era il punto di forza della squadra in un reparto vulnerabile.

Questa rotazione continua degli interpreti della linea difensiva, anziché essere uno stimolo per spronare i giocatori a fare meglio, sembra essere un harakiri sportivo che leva sicurezza al reparto più delicato. Un reparto la cui solidità ci regalò anche l’ultimo Scudetto. È forse una casualità il fatto che la solidità di cui parliamo sia andata via, poco alla volta, dopo le partenze di Kessiè prima e Tonali poi?

Tornando al match, l’ultima emozione del primo tempo arriva con un tiro a lato di Reijnders al 37’. Il Milan continua a mantenere il controllo del gioco, con la trequarti e i terzini spesso coinvolti nella manovra, ma fatica a trovare spazi contro uno Slovan ben chiuso. Il primo tempo si chiude dopo un anonimo minuto di recupero.

Secondo tempo

Il Milan inizia la ripresa con Leao al posto di Okafor, cercando maggiore vivacità in attacco. Lo svizzero era partito con il piede giusto nel primo tempo per poi sparire gradualmente dal fulcro del gioco. Un check al VAR al 50’ per un presunto fallo in area su Chukwueze induce a pensare al rigore per i rossoneri, ma l’arbitro lascia proseguire. La squadra di Fonseca continua a spingere, ma le occasioni sfumano, complici la difesa compatta del Bratislava e qualche imprecisione di troppo. Imprecisioni che continuano anche in fase di ripiego: fioccano cartellini gialli per Chukwueze e Calabria.

Al 68’ il Milan trova il gol del secondo vantaggio: Leao, dopo alcuni tentativi di salire in cattedra, segna con uno splendido scavetto d’esterno su assist di Fofana: 1-2. Tre minuti più tardi è ancora il Milan a timbrare il cartellino dei marcatori. Strelec commette un errore clamoroso regalando palla ad Abraham nel tentativo di servire Takac. L’inglese dentro l’area non perdona e segna il gol dell’1-3, ritrovando la via della rete in Champions dopo un lungo digiuno durato quattro anni. Takac intuisce ma non basta.

I problemi difensivi sono troppi ed evidenti, così tanto da non riuscire a contenerli. Viene ammonito anche Tomori a causa di una brutta palla persa in fase di impostazione, con Musah anticipato da Inhatenko.

Fonseca cerca di gestire il vantaggio inserendo Emerson Royal, Loftus-Cheek e Musah, mentre lo Slovan tenta una timida reazione con l’ingresso di Nino Marcelli, promettente classe 2005. Proprio lo slovacco si rende protagonista al minuto 85, accorciando le distanze con un tiro potentissimo sotto l’incrocio che Maignan può solo sfiorare. L’azione nasce da una serie di dribbling di Leao fermati in modo apparentemente irregolare ma non abbastanza da richiamare l’attenzione dell’arbitro. Finale di partita che riprende vita sul punteggio di 2-3 e uno Slovan arrembante alla ricerca del pareggio.

Scampoli di partita anche per Camarda, ultimo cambio dei rossoneri. Il gioiellino di Casa Milan prende il posto di Abraham al centro dell’attacco.

Al 90’ la squadra di casa resta in dieci uomini per la doppia ammonizione di Tolic, scaturita prima da un intervento duro (ma probabilmente regolare) su Musah e dalle conseguenti proteste eccessive. Nei quattro minuti di recupero, frammentati dalle interruzioni, il Milan gestisce senza rischiare troppo, con un’ultima conclusione su punizione di Reijnders che impegna Takac. Il triplice fischio di Jose Maria Sanchez sancisce la vittoria del Milan tra le proteste slovacche.

Il Milan conquista una vittoria preziosa in Champions, ma la prestazione rimane ambivalente. Entrambi i tempi hanno mostrato una difesa disorganizzata e vulnerabile, capace di subire due gol evitabili su contropiede. La squadra di Fonseca ha faticato a imporre il proprio gioco contro un avversario di livello inferiore sulla carta.

Nel secondo tempo, l’ingresso di Leao ha dato freschezza all’attacco, con il portoghese decisivo nel gol del 2-1 e nella gestione offensiva. Anche Abraham ha ritrovato fiducia con un gol importante, ma le disattenzioni hanno permesso allo Slovan di rimanere in partita fino alla fine. E queste non sono situazioni che il Milan e i milanisti possono tollerare ancora per molto.

Il Milan deve ancora migliorare in continuità e concentrazione. In avanti i problemi sembrano essere meno, qualità e potenziale sono ampiamente visibili, ma serve essere più cinici. La vittoria è fondamentale per la classifica, ma per ambire a traguardi più alti, serve maggiore solidità e compattezza.

BIO: Luca Lazzaro è nato e vive a Catania, siciliano classe 1998. Diplomatosi al Liceo Linguistico, prosegue gli studi all’Università di Catania divenendo Dottore in Scienze e Lingue per la comunicazione. Tra le sue passioni, oltre il mondo del pallone, troviamo le moto. Il mondo del giornalismo lo affascina: è per tale ragione che ama scrivere e raccontare storie. Da qui nascono le collaborazioni con Talent Scout e Voci di Città, due realtà differenti che, in sinergia, lo hanno formato professionalmente. L’ambizione più grande? Fare della sua passione un lavoro a tempo pieno.

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