“SONO NATO PRONTO”

Nel percorso di un calciatore di successo, una delle sfide più importanti per arricchire il proprio bagaglio riguarda la gestione delle “attese”, siano esse collegate ad uno spostamento verso un aeroporto, al risultato di una visita medica o al verdetto del giudice sportivo. Tutte queste situazioni, sicuramente eterogenee fra loro, hanno in comune che la parte decisionale risieda all’esterno dell’atleta. Si tratta di uno schema ricorrente come quando l’elemento esterno di cui sopra corrisponda alla persona del Mister (ma potremmo anche aggiungere il Direttore Sportivo o ancora il Procuratore). Noi Coach siamo soliti descrivere questa differenza di punti di vista con l’espressione “la mappa non è il territorio”, proprio a sottolineare le differenze fra punti di vista fra di loro a confronto (la mappa) rispetto invece ad una realtà oggettiva (appunto il territorio). 

Se avessi la certezza che il Mister mi facesse giocare, mi allenerei con più entusiasmo”.

L’inganno della mente in cui cadono alcuni calciatori, risiede proprio nel rimanere bloccati nella convinzione che la decisione dipenda da situazioni da loro controllabili, siano esse una titolarità, una convocazione o un’esclusione. In quest’ultimo caso la reazione dell’atleta, che mette tutte le sue aspettative sulla decisione di un’altra persona, è di scoraggiamento, emozione comune a tante tipologie di persone: in tutta onestà, non ho ancora conosciuto nessun calciatore che, potendo scegliere, preferisca andare in panchina. È umano avere dei momenti di stanchezza, mettere in discussione il perché di tanto impegno negli allenamenti laddove questo non porti a risultati tangibili. Una volta mi è capitato di ricevere la telefonata di un calciatore, che con la borsa fatta si apprestava a prendere il primo treno per tornare a casa, a fronte di un’esclusione dagli undici tanto inattesa quanto da lui ritenuta ingiusta, sentendosi preso in giro al punto da non volersi presentare alla convocazione l’indomani. 

L’allenamento mentale e la consapevolezza legata alla estraneità dalla cosiddetta sfera di controllo consentono una sorta di mediazione, sia pure faticosa all’inizio, fra la componente razionale e quella irrazionale nella testa dello sportivo: quest’ultima è fatta di emozioni e di esperienze, di sentimenti e aspettative, di consapevolezze e aree di miglioramento. Anziché chiedersi il perché di una simile scelta altrui, l’atteggiamento del campione dovrebbe imporre piuttosto la ripetezione a sé stesso di “farsi trovare pronto”. In altre parole, l’atleta dovrebbe riuscire a centrarsi su ciò che c’è da fare nel presente, a prescindere da cosa deciderà per lui il Mister. Questa prospettiva libera il pensiero da scuse ed alibi, lavorando sul proprio livello di preparazione per l’appuntamento, anziché alimentare il rimpianto di aver avuto l’opportunità ma non le capacità di aver sfruttato l’occasione. 

Pensate agli sportivi che preparano un’Olimpiade e che per questa pianificano un lavoro di quadriennale certosina cura, a fronte di una performance racchiusa in pochi istanti. Pensate ancora al ruolo dei secondi o terzi portieri, chiamati ad accettare un ruolo ai più marginale, in realtà spesso decisivo quanto quello del “titolarissimo”: Valerio Fiori è stato un portiere del Milan per nove stagioni, durante le quali ha vinto tutto ciò che poteva vincere, anche a dispetto delle due presenze in tutto quel segmento di tempo (ribadisco, nove stagioni!). Sicuramente il suo ruolo decisivo nella crescita di Dida e Abbiati, lo ha portato a vedere l’opportunità di contribuire alla crescita tecnica dei compagni di reparto, definendo una presenza diversa da quella strettamente di campo.

Farsi trovare pronto significa pertanto cementare la propria identità a prescindere dal fatto di giocare, e scolpirla affinché si materializzi come la migliore versione di sé, adatta a svolgere al meglio e con pazienza il compito per il quale si è chiamati, si tratti della convocazione che non si sperava più di ottenere, del minutaggio che non si pensava più di meritare, della titolarità secondo cui presentarsi nella migliore forma, o ancora del diverso ruolo in campo in cui venire chiamati a dimostrare le proprie capacità, consapevoli delle difficoltà che si sarebbero comodamente evitate ma grazie alle quali il percorso consentirà di crescere ogni giorno. 

Bio: Francesco Borrelli è un Mental Coach certificato Acsi – CONI. Oltre alla Laurea in legge presso l’Università degli Studi di Genova, si è formato in PNL attraverso corsi e Master conseguiti nell’ambito di aziende private di cui ha fatto parte. Negli anni ha coltivato la sua passione per lo sport scrivendo per testate giornalistiche liguri, oltre a svolgere il proprio lavoro di consulente d’azienda in ambito bancario. L’attività di Mental Coach lo porta da diverse stagioni ad accompagnare sportivi impegnati a preparare Olimpiadi e Mondiali, oltre a calciatori di tutte le età, agevolandone i rispettivi percorsi e seguendone tutta la trafila giovanile fino all’approdo in prima squadra. Il suo sogno è condividere come Coach il suo ufficio a fianco alla “palestra delle leggende” di Milanello con Ibra.

Contacts: fraborrelli40@gmail.com / IG. fraborre24_ / https://www.facebook.com/healthybrainnutrition / 0039 328 6212598

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