MEDIOCRITÀ GRANATA

Il Torino, una delle realtà più storiche e prestigiose del calcio italiano, sembra essere prigioniero di una crisi che si trascina ormai da anni. Nonostante le promesse iniziali e l’entusiasmo che ogni stagione porta con sé, il club granata sembra essere intrappolato in un ciclo di mediocrità che non riesce a spezzare. Una mediocrità che ha segnato tutte le stagioni degli ultimi anni, in cui il Torino ha visto alternarsi allenatori e giocatori di qualità senza però mai riuscire a compiere quel salto decisivo che lo riporterebbe tra le grandi del calcio italiano.

Un esempio di questa continua involuzione è rappresentato dalla stagione attuale. Il Torino naviga nuovamente a metà classifica, lontano dalle zone alte della Serie A e senza nemmeno l’ombra di un progetto concreto che possa riaccendere l’entusiasmo dei tifosi. Se guardiamo ai numeri, ai risultati e alla gestione della squadra, la sensazione è che la mediocrità si stia trasformando in una condanna perpetua per il club, un ciclo che sembra non finire mai.

Le contestazioni alla società e alla figura di Cairo

Se la mediocrità del Torino appare come una costante degli ultimi anni, è altrettanto vero che una parte fondamentale di questa crisi è legata alla gestione della società, e in particolare alla figura di Urbano Cairo, presidente del club dal 2005. Da quel momento, Cairo ha cercato di rilanciare il Torino, ma la realtà è che la sua gestione è stata caratterizzata da una serie di scelte che non sono mai riuscite a riportare il club al livello che i tifosi si aspettano. La sua presidenza è stata segnata da continui passi falsi sul mercato, da una visione troppo “economica” della gestione societaria e da una mancanza di una vera e propria strategia di lungo termine.

A fronte di una squadra che non riesce a competere con le altre grandi del calcio italiano, le contestazioni nei confronti di Cairo sono diventate sempre più forti. I tifosi granata, infatti, non nascondono più il loro malcontento e si fanno sentire, tanto sugli spalti quanto sui social media. La frustrazione è palpabile, e ogni anno che passa, senza significativi miglioramenti in classifica, aumenta il risentimento nei confronti del presidente e della sua gestione. La domanda che molti tifosi si pongono è semplice: perché Cairo non ha saputo fare il salto di qualità?

La fiducia che vacilla: i tifosi chiedono il cambiamento

Le contestazioni si sono intensificate negli ultimi anni, specialmente quando i risultati sono stati più deludenti e la distanza dalle posizioni di vertice sembrava incolmabile. Gli ultras granata hanno manifestato in più occasioni il loro disappunto nei confronti della gestione Cairo, invocando un cambiamento radicale che possa dare nuova linfa al club. Non si tratta solo di un malcontento relativo a un singolo campionato, ma di un disagio che dura da troppo tempo, una frustrazione che cresce stagione dopo stagione.

Le critiche alla sua gestione non si limitano però ai risultati sportivi, ma si estendono anche alla mancanza di una visione chiara e di un progetto che dia una direzione al club. I tifosi chiedono a gran voce più ambizione, più coraggio e una visione a lungo termine che possa finalmente far risorgere il Torino. Alcuni chiedono addirittura un cambio di proprietà, ritenendo che l’attuale gestione non abbia la capacità di riportare il club ai livelli che merita.

Un mercato inefficace e il bilancio da mantenere

Una delle principali critiche a Cairo riguarda la gestione del mercato che, negli anni, ha visto pochissimi colpi ad effetto. Le risorse messe a disposizione degli allenatori sono sempre sembrate insufficienti rispetto alle aspettative dei tifosi, e la gestione del bilancio, pur importante, non può essere la sola priorità in un club che vuole tornare a essere competitivo ai massimi livelli.

Per esempio, nella campagna acquisti invernale, il Torino ha acquistato l’esperto Cristiano Biraghi (accostato anche al Napoli), Elmas in prestito dal RB Lipsia, il giovane e promettente Casadei dal Chelsea mentre, nel ruolo in cui sembrava più necessario intervenire, ovvero l’attacco, a causa del grave infortunio occorso a Duván Zapata nella partita di campionato contro l’Inter dello scorso 5 ottobre, la decisione di puntare sugli attaccanti già presenti in rosa e di “scommettere” sul  24enne Salama ha acuito le tensioni con i tifosi.

Il Rilancio di Nikola Vlasic

Nikola Vlasic sta vivendo un momento di grande forma, con il tecnico Vanoli che ne esalta le qualità e la leadership. Liberato da compiti difensivi rigidi, il croato ha ritrovato continuità e incisività, segnando gol decisivi come quello nel derby e contro il Bologna. Con 3 gol e 3 assist in 19 partite, Vlasic ha già superato le statistiche della scorsa stagione, confermandosi il giocatore di maggiore talento del Torino. La sua crescita, sia tecnica che caratteriale, lo ha portato a indossare per la prima volta la fascia da capitano, diventando il fulcro della squadra granata.

Il sogno di una rinascita

Nonostante le contestazioni e le frustrazioni, il cuore granata non smette di sperare. Il ritorno del “Grande Torino” è un sogno che continua a vivere nell’anima dei tifosi anche se la strada per realizzarlo appare ancora lunga e tortuosa. La vera domanda che molti si pongono è se Cairo, con il suo approccio pragmatico e il suo stile di gestione, sia davvero la persona giusta per guidare il Torino fuori dalla mediocrità e restituire al club il lustro che merita.

“Puoi girare il mondo quanto vuoi ma i granata veri siamo noi”

BIO: Federico Locarno, 20 anni, è uno studente di Management dello Sport con una grande passione per il calcio. Scrive articoli circa da due mesi e  si dedica con entusiasmo e curiosità ad esplorare e analizzare il mondo del calcio, sia quello attuale che quello passato. Condividendo quotidianamente i suoi pensieri e approfondimenti sul calcio tramite Instagram e LinkedIn.

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8 risposte

  1. Probabilmente Cairo ha fatto da salvatore della patria nel momento del tracollo (anche se la cordata parallela forse avrebbe portato gente più competente), ma poi si è reso conto che il rischio di fare il passo più lungo della gamba è sempre dietro l’angolo e lui non lo corre. Non compra, e vende subito se può marginare. Ha alternato periodi fallimentari nei quali ha fatto di testa sua, a periodi nei quali si è affidato ai ds professionisti, che probabilmente è la scelta giusta, ma non è mai andata così bene. Il tutto viene stoicamente sopportato da un pubblico troppo forte per mollare, ma che magari qualche soddisfazione se la meriterebbe.

  2. Grazie per il garbato commento…da parte di un tifoso granata che vi segue sempre con grande attenzione! Quello che mi colpisce, risultato a parte di ieri sera, è che appena il Toro alza la testa vengono 30mila e più persone allo Stadio e un fiume in trasferta. Poche le vecchie glorie in società che potrebbero trasmettere alla squadra il Mondo Toro. Perché Cairo non si tiene conto almeno di questo? Poi gli si riconosce senza dubbio che senza di lui forse saremmo ripartiti dalla serie D…e forse nuovamente falliti. Ma il Toro è ben altro a livello di sensazioni, eh… perché non provarci in modo più efficace?

  3. Il mondo, come il calcio, è sempre più in mano alle potenze economico/finanziarie. Quindi Cairo fa quello che può e mantiene i conti apposto.

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