L’esternazione è di Zlatan Ibrahimovic alla fine della gara di San Siro contro il Feyenoord, costata l’eliminazione inopinata dalla Champions League: “Ho giocato nel Milan dello scudetto del 2022 e posso dire che questa squadra oggi ha più possibilità di vincere: è il doppio più forte. Abbiamo vinto con quella squadra, ma questa come qualità è meglio”.
I rossoneri sono a 15 punti dalla 1^ in classifica, il Napoli. Sono fuori dalla Champions. Non hanno mai espresso una qualità di livello continuativa. Hanno esonerato Fonseca. Gli assunti sembrerebbero già andare in direzione opposta, ma cerchiamo di analizzare le cose con freddezza e raziocinio, a partire dalla squadra e quindi dalla rosa.
Rispetto ai titolari della fascia destra Saelemakers e Messias, oggi ci sono Pulisic e Chukwueze. Il centravanti era Giroud (Ibra giocò 23 partite segnando 8 gol in campionato), oggi Gimenez. Il terzino destro era Calabria (oggi prima Emerson Royal, poi Walker). La coppia dei centrali difensivi Kjaer-Tomori, poi Romagnoli-Tomori, poi Romagnoli-Kalulu, infine Kalulu-Romagnoli nell’ultima parte.
A centrocampo, Bennacer, allora il faro della squadra, Kessie – molto discusso quell’anno, da critica e tifosi, ma a mio avviso preziosissimo – e Tonali, oggi Fofana e Musah. Trequartista (spesso) Krunic, ora Rejinders, alternative preziose in avanti come Brahim Diaz e ante Rebic. La fascia sinistra Hernandez-Leao non è cambiata, semmai si è involuta.
Nel confronto tra le 2 stagioni, il rendimento di Maignan e Hernandez è sceso, nel secondo caso drasticamente, mentre Leao continua ad avere numeri eccezionali rispetto alle critiche sugli atteggiamenti. In ogni caso si tratta di paralleli complessi, smontati dai risultati. Dai fatti. In questa squadra un equilibrio che garantisca la sostanza non c’è. Del resto il Milan di Stefano Pioli che vinse lo scudetto non era – forse, probabilmente – la più forte, nonostante prima e dopo il tricolore abbia collezionato 2 secondi posti (dunque la vittoria non fu poi così casuale), ma fu certamente la migliore.
Molto riduttivo sostenere che a 20′ dalla fine del derby di ritorno (quello vinto con la doppietta di Giroud) i rossoneri fossero a -7 o potenzialmente a -10, dovendo i nerazzurri recuperare la gara poi persa col Bologna. E un po’ riduttivo anche dire che fu proprio quel recupero a consegnare lo scudetto al Milan: nella cronologia e nella sostanza è così, ma è un fatto che dopo quel famoso derby di ritorno Inzaghi collezionò solo 7 punti in 7 partite e fu in quel segmento che il Milan prese vantaggio. Del resto con i se, se, se o con i ma, ma, ma, gli scudetti né si vincono né di perdono.
L’allenatore fa la prima grande differenza. Stefano Pioli, molte buone cose in carriera da tecnico, ma mai una vittoria, fu l’uomo giusto al posto giusto al momento giusto. La sua conferma a scapito del progetto-Ragnick fu un felicissimo ravvedimento da parte della proprietà Elliott. Nel dopo lockdown, Pioli stava facendo volare la squadra, andava d’accordo con giovani e vecchi, con Ibra, con Maldini e Massara: perché smontare il giocattolo? Fu l’inizio dell’ascesa. In lui crebbero motivazioni, ambizioni, idee che seppe trasmettere alla squadra avendo alle spalle – appunto – la fiducia della società.
Quell’opera è stata smantellata, come è stato detto in conferenza stampa a Ibra, ma lui ha parlato di svolte e la prima fu proprio quella che lo vide insediarsi al posto di Paolo Maldini. Senza la figura di un direttore sportivo (che è attento alle occasioni, studia le liste, pianifica il mercato, conosce determinati meccanismi e le trappole del mestiere), il gruppo di lavoro prevede scouting e bilanci.
Manca la programmazione a medio-lungo termine e questa è una falla, dopo la partenza di Massara. Il mercato di questo gennaio 2025 è stato importante, radicale, ma ha prodotto le faticose vittorie contro Empoli e Parma, le disastrose partite di Zagabria e Rotterdam, l’eliminazione dalla Champions. L’assioma dunque non ha grandi fondamenta. E’ una valutazione soggettiva.
Quello su cui possiamo concordare serenamente è che il valore del Milan 2024-2025 è inespresso, a meno che sia invece proprio quello che si vede. Il che ribadisce che un grande giocatore non è solo quello bravo tecnicamente, ma ossessionato dalla crescita, dal miglioramento, da una sazietà inesistente e quindi da una fame perenne, dalla tenacia. In una sola parola, dall’abnegazione. Altrimenti, come ha scritto la sede messicana di ESPN: “Il Milan è come un dinosauro, un gigante con una lunghissima storia, ma che non esiste più”.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
6 risposte
👏👏
E il mal voluto, non è mai troppo !
La morale è sempre quella. Conta poco saperfare se non sai essere
Articolo analitico e per mia parte totalmente condivisibile Luca!
Stupendo l’aforisma scritto nella sede messicana sul conto del Milan… dopo tutto e al di là di qualsiasi ragionevole dubbio la storia del nostro Diavolo è da tenere in forte e primaria considerazione al pari della mitica era dei dinosauri.
Buona giornata.
Massimo 48
Ciao Luca, cercare di aggiustare una squadra rivoluzionandola, come è stato fatto a Gennaio, vuol dire non aver chiaro cos’è una squadra. Inserire tanti nuovi giocatori in una situazione già complessa la rende ancora più complicata da gestire. Società e allenatore devono mettere insieme le persone intorno a un progetto condiviso, che è fatto di gioco sul campo, ma soprattutto di relazioni fuori dal campo. Ibra ha screditato continuamente Fonseca intervenendo direttamente sulla squadra. Ora, con Conceicao, si lascia andare a dichiarazioni che sono solo parole, mentre per costruire fiducia servono ascolto, sensibilità e azioni concrete.
Dopo 10 anni di nulla Paolino e Massara erano riusciti nell’impresa di ricostruire una squadra vincente. Eravamo tornati ad avere un’anima. L’anima del diavolo. Ora, oltre ad aver perso competenza e amore per i colori sociali, siamo nelle mani di affaristi a cui non frega nulla della storia del club e che con il più classico degli atteggiamenti da cowboy pensa di saper tutto senza saper niente.
Se questo Milan è più forte di quello che vinse lo scudetto io sono un genio inespresso ed avrei diritto ad una cattedra universitaria…. Ognuno può raccontare la verità che gli fa comodo..
La verità è che il calcio è uno sport nei quali contano gli episodi che presi singolarmente possono sembrare casuali , ma non lo sono… Se una squadra è forte, ma si intende forte compatta nella sua costruzione, nei moduli nei giocatori nei programmi e nella testa dei diriginti che possono trasmettere la forza; allora statisticamente in un campionato o in un competizioen come la champions accadranno più episodi favorevoli e meno episodi sfavorevoli ( diciamo 70-80 favorevoli /30-20 sfavorevoli ).. Se una squadra è debole accadrà il contrario… In un torneo come la supercoppa che si gioca in due partite, il momento o la fortuna possono incidere e deviare il risultato facendo vincere il meno forte… SIamo onesti e vediamo le cose come dovrebbero essere… Soldi ne sono stati spesi tanti… I risultati li hanno visti tutti…l’Idea di vendere giocatori buoni perchè te li pagano bene e comprare a basso costo, porta dei risultati ; diciamo ” strani”?