Passare dal Benfica allo Sporting, o viceversa, è un salto che in Portogallo si fa raramente, quasi come attraversare un confine invisibile ma invalicabile. Certo, qualche eccezione c’è stata – pensiamo a Mário Rui – ma non sono poi così numerose. Uno degli ultimi a compiere questo cammino è Eduardo Felicíssimo, centrocampista classe 2007, cresciuto nelle giovanili del Benfica dal 2013 al 2019 prima di approdare tra i Leões. Di lui si parlava già da tempo, e Rúben Amorim, oggi tecnico dello United, lo aveva elogiato senza esitazioni quando ancora non era sotto i riflettori. Lunedì scorso, contro l’Estoril, Felicíssimo ha fatto il suo esordio da titolare, segnando un altro capitolo di questa storia poco comune nel calcio lusitano.
Conosciuto per la sua calma e intelligenza tattica, Eduardo Felicíssimo è stato soprannominato “El Profesor” dai suoi colleghi e allenatori. La sua capacità di leggere il gioco, unita alla qualità dei passaggi e alla visione di gioco, lo rendono un centrocampista difensivo di sicuro avvenire.
Alto 1,86 per 81 kg, il giovane portoghese ha il fisico giusto per reggere la mediana e la testa di chi sa sempre dove mettersi. Lo hanno già accostato a Rodri e Rice, paragoni impegnativi ma non campati in aria. Non è un fulmine, certo, ma ha un senso della posizione che a 18 anni è roba per pochi eletti. Classico “volante” portoghese, Felicíssimo non è di quelli che fanno alzare il pubblico in piedi con giocate spettacolari, ma quando occorre far girare la squadra, lui c’è, silenzioso ed efficace come un metronomo. Già strutturato fisicamente, sa imporsi nei duelli e gestire il pallone con personalità. E quando serve, il lancio ce l’ha, preciso e pulito. Lo Sporting lo sa bene: su ragazzi così, si costruisce il futuro. Il suo contratto, firmato nel 2023, scade a giugno 2026 e il suo ingaggio è inferiore ai 100.000 euro l’anno. Ergo, è il momento giusto per accaparrarselo.
Quando ha giocato con i suoi pari età, la sua superiorità fisica è apparsa disarmante: sradicava palloni con disarmante naturalezza. Ama giostrare da mezzala destra, sempre pronto a ricevere il pallone, ma il suo istinto tattico gli permette già di governare la mediana con autorevolezza, alla Rodri, per intenderci. Anzi, sotto certi aspetti, Felicíssimo si distingue persino più dell’attuale Pallone d’Oro: il suo destro è un’arma micidiale, capace di tracciare parabole chirurgiche con una gittata lunga e precisa. Un regista nato, con il piede di un geometra e la visione di un direttore d’orchestra.
Nella sfida contro il Casa Pia, il giovane Felicíssimo non ha trovato spazio tra i titolari, racimolando solo qualche minuto nel finale. Eppure, questo è già il suo secondo gettone consecutivo, segnale inequivocabile che il tecnico comincia a dargli fiducia. A soli 18 anni, non è cosa da poco trovare continuità in una squadra come lo Sporting, che non è solo in piena corsa per il titolo, ma probabilmente la grande favorita del campionato portoghese. La gloriosa Academia leonina, da sempre inesauribile fucina di talenti, sembra aver aggiunto un nuovo nome alla sua prestigiosa lista: quello di Felicíssimo.
Dove potrà arrivare? Quali vette potrà toccare? I pronostici nel calcio sono un mestiere pericoloso, specie quando si parla di un ragazzo di appena diciotto anni. Qui in Portogallo, però, ne parlano come di un giovane con la testa ben piantata sulle spalle, e questo, nella giungla del calcio moderno, è già una rarità. Il talento è una moneta preziosa, ma da solo non basta: ci sono mille variabili che possono incidere sul destino di un calciatore.
Mi è già capitato di segnalare giovani portoghesi a quest’età: Rúben Neves, ad esempio, da cui mi aspettavo qualcosa in più, e Vitinha. Mi aspettavo una carriera ancora migliore da parte del primo mentre il secondo sta andando oltre le più rosee aspettative. Il tempo, sempre lui, è il giudice supremo. Una riflessione è d’uopo: il ruolo di mezzala abbonda nel calcio contemporaneo, mentre i centrocampisti davanti alla difesa, quelli che uniscono fisicità, intelligenza tattica e piedi raffinati, sono merce rara. Ed è per questo che Eduardo Felicíssimo, se manterrà la serietà e la dedizione che dicono lo contraddistinguano, se avrà allenatori capaci di esaltarne le qualità e se gli infortuni lo risparmieranno, potrà davvero imporsi come uno dei migliori “volanti” della sua generazione.
Oggi è uno straordinario progetto di giocatore. Il resto, lo scriverà il tempo.

BIO: VINCENZO DI MASO
Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.
Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia.
Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.
Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.
Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.