LA PROSPETTIVA DI MEZZO

Si è soliti dire che si è più figli del proprio tempo che del proprio padre e a pensarci, viviamo l’era del “giudizio polarizzato”, del tono su tono con livello di contrasto netto che porta a parlare per decreti e sentenze: la nostra epoca ci sta abituando a vivere gli eventi della nostra vita come belli brutti, giusti o sbagliati, fortunati o sfortunati, senza in realtà avere abbastanza informazioni a riguardo ed è così che ci stressiamo, abbiamo ansia e preoccupazione per cose che non sono sotto il nostro controllo e non sappiamo dove ci condurranno. A volte un evento all’apparenza spiacevole può nascondere meravigliose sorprese.

 
Giorni fa un amico interista mi ha girato quell’immagine che – dico la verità – mi sono sforzato di usare come utile allenamento per l’ironia, in cui si evidenzia come ogni milanista che incontri sta combattendo una battaglia di cui tu non sai niente. Sii gentile, sempre”.

Fa sorridere? Di più gli altri forse, ma onestamente può far uscire espressioni facciali avvicinabili ad una smorfia divertita. Appena appena dai…
La prospettiva del tifoso, quella spesso definita all’interno dei toni netti di cui sopra, quelli della disperazione cimiteriale come opposto dell’estasi paradisiaca, vive in questi giorni una sfida importante, quella ritmata dai “peggio di così non può andare”, delle parole enfatizzate al negativo e così limitate dalla sublimazione del risultato: baratro, inferno, fallimento, e chi più ne ha più ne metta.


Come ci si può sforzare di mantenere un minimo di equilibrio e di visione all’interno di un circuito dove – ci si metta il cuore in pace – il tifoso non ha alcun potere di controllo? Ci sono emozioni e stati d’animo che attraversano i cuori rossoneri e la buona notizia è che possiamo, in qualche modo, cercare di dirigerle e orientarle: sia chiaro, non siamo nella frequenza radio degli andrà tutto bene di pandemica memoria.

Anzi, quello è il modo peggiore per rassegnarsi al nulla e alla passività all’interno – lo voglio ribadire – di situazioni come quelle del campo, dove nulla può essere minimamente controllato.
Osservate questa foto:

quelli più grandicelli come chi scrive, la ricorderanno con facilità e la assoceranno ad un maggio 1998, coincidente con l’epilogo della seconda di due tristi stagioni, iniziate con squilli di tromba e naufragate tra fischi e contestazioni contro la squadra, pur all’interno dell’epopea berlusconiana.

Per contestualizzare, 1997 e 1998 sono annate che seguono lo scudetto numero quindici (1996) e precedono quello numero sedici (1999), oltre ad essere in mezzo ad un decennio che vide i “diavoli in paradiso” in quel di Manchester appena un lustro dopo. La visione che sto descrivendo è evidentemente postuma e non sto paragonando giocatori, interpreti o men che meno società (!).

Voglio solo portarvi su un pensiero che si stacca dalla lacrima collettiva, che si differenzia dalla contestazione, pur legittima, legata all’amore viscerale per due colori che insieme sono il fuoco della passione e il terrore da incutere agli avversari.
In tante situazioni nella vita, “allenare” una mente aperta e fiduciosa rappresenta una metodologia favorevole rispetto all’individuazione di una sfumatura, anche minima, dove scorgere un velo di positività: pensate al rendimento di quest’anno di Tiijani Reinders e al suo attaccamento, così bene espresso in quest’altra immagine, nell’ambito del suo rinnovo contrattuale.

Sì, c’è ancora chi crede nel Milan ed è uno che quest’anno sta giocando da protagonista; pensate agli esordi in Champions dei campioni di domani e che saranno l’ossatura del prossimo futuro; pensate ancora al fatto che la storia ha insegnato che il Milan rimane e sopravvive anche a personaggi imbarazzanti e di dubbia moralità. Pensate a tutto questo, allenate l’ironia e la pazienza, pensate ai corsi e ricorsi storici (la foto della contestazione della Curva Sud ricorre esattamente come quelle prime pagine di giornale che parlano del caro-benzina / caro-energia, dagli anni Settanta ad oggi).

Sicuramente gli obiettivi di campo vanno adattati ad un’assoluta discontinuità nei risultati, oltre che all’evanescenza pressoché totale nel gioco espresso, ma anche l’evento all’apparenza più negativo ha in sé qualcosa di positivo; anche la notte più nera si conclude con un’alba, che a volte è anche meravigliosa e per davvero paradisiaca. Anche l’inverno più rigido e gelido lascerà spazio alle gemme e ai fiori, perché la primavera, prima o dopo, arriva sempre.

Bio: Francesco Borrelli è un Mental Coach certificato Acsi – CONI. Oltre alla Laurea in legge presso l’Università degli Studi di Genova, si è formato in PNL attraverso corsi e Master conseguiti nell’ambito di aziende private di cui ha fatto parte. Negli anni ha coltivato la sua passione per lo sport scrivendo per testate giornalistiche liguri, oltre a svolgere il proprio lavoro di consulente d’azienda in ambito bancario. L’attività di Mental Coach lo porta da diverse stagioni ad accompagnare sportivi impegnati a preparare Olimpiadi e Mondiali, oltre a calciatori di tutte le età, agevolandone i rispettivi percorsi e seguendone tutta la trafila giovanile fino all’approdo in prima squadra. Il suo sogno è continuare ad aiutare i giovani calciatori, anche rossoneri, dal suo ufficio a Milanello, di fianco alla “palestra delle leggende”

3 risposte

  1. Quante volte ho ricercato un libro che parlasse delle grandi sconfitte del Milan, che spesso altro non sono state che l’alba dei più entusiasmanti successi, fondati su un fortissimo senso di appartenenza e uno spirito resiliente, affiancate alle grandi qualità calcistiche.
    Questo libro l’ho poi trovato in mio papà, esempio di incrollabile milanista i cui idoli maggiori sono stati Chiarugi e Donadoni, calciatori riconoscibili queste anche a queste doti. Complimenti per l’argomento e in generale per l’articolo. Forza Milan Sempre

    1. Bell’articolo Francesco, Chapeau!
      Il Milan per me è una fede!
      Lo seguo da 63 anni anche se ne ho di più ed ho gioito in un mare di vittorie e poi sofferto per le due discese in serie B, ma sono orgoglioso di abbraciare questi magici colori!
      Buona serata Massimo 48

  2. …per la serie “dopo Istanbul c’è sempre Atene”, grazie Manuel. La memoria storica in effetti vale più di cento libri. Un saluto a te e al papà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *