Non si sono spartiti soltanto il saluto terreno, quasi contemporaneo. Non hanno in comune il discreto congedo e lo strano silenzio con cui adesso, dopo averci inondato il piccolo schermo con le loro voci per così tanto tempo, se ne sono andati.
Bruno Pizzul ed Elio Corno sono stati due modelli di giornalismo sportivo antico, genuino, come molte firme che li hanno preceduti e le pochissime che restano. Bruno pacato, sobrio, distaccato dal tifo se non quello spontaneo per la Nazionale. Elio un cronista senza fronzoli di linguaggio quando scriveva, dritto al punto, per poi indossare la maschera del fomentatore in studio dove si divertiva come un ragazzino adulto nel provocare, dissacrare, detonare. Aggredire e scappare, con tempi tutti suoi ma straordinariamente televisivi.
Ero cronista di nera, ma avevo lo sport nel sangue. Una domenica mattina nella prima metà degli anni Ottanta, mi spedirono nella bergamasca per le finali nazionali di bocce. Con grande stupore, arrivato nel palazzetto dove si disputavano le gare, scoprii che lo speaker era Bruno Pizzul. Così, dopo vincitori e vinti, intervistai anche lui che mi rivelò la passione per i tornei di scopone nei bar, le bocciofile, le passioni di periferia. Stare in mezzo alla gente, uno qualunque.
Lo ritrovai a presentare un incontro di boxe qualche tempo dopo, sempre a Bergamo, e anche in quell’occasione oltre ai pugili intervistai lui che confessò la poliedricità, le emozioni a largo raggio che gli procurava lo sport. Negli anni, viaggiammo spesso insieme in Europa con il Milan che vinceva coppe e supercoppe: arrivava allo stadio con grande anticipo, si sedeva in cabina o sui tavolini della tribuna stampa con Sandro Ciotti, Gianni Mura e qualcun altro, giocava a carte con loro. Poi ci frequentammo a lungo negli studi dell’emittente milanese Telenova, dove il suo linguaggio non mutava così come i toni sobri, caldi, pacati. Osservava le zuffe verbali altrui sorridendo, qualche volta scuotendo il capo.
Il ricordo più bello è un racconto di mia mamma, che portai con me a un convegno milanese presentato da Bruno Pizzul alla fine degli anni Ottanta. Mi raccontò di averlo avvicinato da sola quel giorno, alla fine dei lavori, essersi presentata e aver ricevuto un ampio sorriso, un abbraccio e una frase: “Suo figlio è capace ed è una brava persona”.
Anche Elio iniziai a conoscere allo stadio, nelle trasferte quando i giornalisti viaggiavano tutti sullo stesso aereo e alloggiavano tutti nello stesso hotel. Eravamo in pochi, ero il più giovane, meno famoso e forse il meno bravo. Di Elio mi piaceva l’ironia appuntita, il sorriso con cui concludeva e sigillava l’espressione arrabbiata, la risata che seguiva l’arrabbiatura. Un interista esteta che non sopportava la sua squadra giocasse male, la criticava anche quando vinceva. La frequentazione divenne più assidua quando coordinavo il “Processo di Biscardi” a Tele+2: mi chiamava il lunedì pomeriggio, mi chiedeva ospiti e argomenti della sera, si fermava dopo la trasmissione a commentare, ridere, mandare a quel paese questo o quell’altro. Prima di scoppiare a ridere. Ci siamo ritrovati qualche anno fa a 7Gold, ma incrociandoci poche volte: viveva in Puglia e aveva iniziato a fare i conti con il tempo, la salute. Senza perdere la carica.
Ecco l’altra piccola, infinitesimale parte che accomuna Bruno Pizzul a Elio Corno: hanno attraversato la mia vita e io la loro, è stato un piacere, un onore. Un divertimento. Adesso è un ricordo che tengo stretto, un esempio che racconto, un modo che si è perso e non per colpa dei giovani. Loro si arrangiano, fanno gli editori di sé stessi, gli opinionisti sui loro profili, non per presunzione, ma perché nessuno insegna, le redazioni chiudono, la professione scompare per dare spazio a qualcos’altro. Per il momento non è meglio, il futuro dirà se è davvero così o semplicemente non c’era altro da fare.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
Una risposta
Gran bello scritto Luca a ricordare due genuini cronisti di un calcio amarcordiano del quale se ne avverte ormai una profonda mancanza.
Riposino in Pace🙏
Massimo 48