Cos’ha a che fare la cultura organizzativa con la Metodologia?
Parliamo di cultura organizzativa perche’ tutto cio’ che e’ all’interno della nostra cornice di pensiero e che concorre al raggiungimento del nostro obiettivo puo’ considerarsi parte dell’approccio metodologico.
Parliamo di organizzazioni di lavoro. Parliamo di aziende.
Parliamo delle Societa’ di calcio e dei loro Settori Giovanili.
L’abilita’ delle aziende piu’ produttive sta nel tener conto di quanto l’azienda sia mutevole, sta nel dare la possibilita’ a ciascuno di sentirsi stimolato a portare il proprio contributo, destrutturando gli aspetti gerarchici.
Non significa che non vi siano responsabilita’ e ruoli ma, nei processi di lavoro, sono posti in modalita’ circolare o, se preferite, orizzontale, affinche’ tutti possano concorrere a portare informazioni, conoscenze, competenze.
Ciascuno, ribadisco, mantiene le proprie responsabilita’.
La classica modalita’ direttivo-gerarchica porta, spesso, a due tipi di comportamento :
– Un’adesione incondizionata ma non sentita e partecipata, cosicche’ quando il controllo si allenta la situazione implode
oppure
– Non c’è partecipazione, le persone tendono ad isolarsi.
Sono temi che abbiamo gia’ toccato quando si e’ parlato di Formazione.
Dare alle persone l’opportunita’ di esprimersi consente alle organizzazioni di lavoro di mettere a tema idee differenti, idee che, a volte, possono rivelarsi innovative.
Oggi, essere innovativi, puo’ dare vantaggi enormi, vale nelle grandi aziende e in quelle piccole, vale nei grandi club e in quelli piccoli, nelle realta’ professionistiche ed in quelle dilettantistiche.
A maggior ragione vale in un contesto in cui vi siano poche risorse.
L’obiettivo di un Settore giovanile, lo abbbiamo gia’ detto, e’ la produttivita’ in termini di giocatori di valore per la Prima Squadra e/o il mercato di riferimento.
Produttivita’ che dovrebbe accompagnarsi alla sostenibilita’.
Per sostenibilita’ intendiamo, in estrema sintesi, riuscire a sostenere i costi necessari a svolgere le varie attivita’ con l’utile che generiamo.
Sappiamo quanto questo ragionamento, nel mondo del calcio, sia utopistico anche perche’ il valore generato dal Settore Giovanile non viene mai, a quanto mi e’ dato di sapere, riallocato al vivaio.
Accade spesso che il Responsabile tecnico, la Proprieta’ o i vertici del Club non dichiarino l’obiettivo.
A quel punto siamo noi, ciascuno per il ruolo che ricopre, a dovercelo porre :
- Vincere o formare giocatori di valore per la Prima Squadra e/o il mercato di riferimento?
Resto convinto che, a medio e/o lungo termine, i due obiettivi possano coincidere e credo che nessuno debba avere, in un SG, obiettivi differenti se non quello di formare giocatori.
Affinche’ il nostro obiettivo sia perseguibile e’ necessario reclutare i giocatori per comporre i gruppi squadra e questo puo’ avvenire attraverso l’apertura delle iscrizioni oppure attraverso una selezione. La selezione necessita una rete/struttura di scouting. E’ chiaro che sia possibile procedere in entrambi le direzioni.
Definite le rose dei giocatori gli staff, magari con qualche componente condiviso tra le squadre per ragioni di budget, affronta il processo formativo.
Processo formativo le cui linee guida, i confini della strada che porta all’obiettivo (ricordate il significato di metodo?) dovrebbero essere indicate dal Club, dalla Societa’ e di cui lo stesso Club/Societa’ dovrebbero essere responsabili, accompagnando allenatore, staff e giocatori.
Al processo formativo nel nostro Paese viene dato poco valore, non viene data la necessaria importanza: fatta la selezione o aperte le iscrizioni, se il giocatore migliora, arriva in prima squadra, dilettante o professionista che sia, oppure ottiene la possibilita’ di passare in ambito professionistico ed iniziare una carriera in quel contesto, ci si appresta subito a fare i complimenti allo scout, se invece il giocatore non riesce a completare il percorso…lo scout ha sbagliato!
Si tende cioe’ ad identificare nella scelta iniziale la ragione del fallimento o della riuscita.
Si assiste ad un dualismo Area Tecnica e Area Scouting che invece dovrebbero lavorare in sinergia. L’una dovrebbe conoscere i criteri d’azione dell’altra. Sinergia che, peraltro, dovrebbe comprendere tutte le Aree di cui e’ composto il Club.
Quali sono le realta’ in cui tutto cio’ accade?
La percezione e’ che, salvo pochissime realta’, non ci sia questa connessione.
Qual’e’ il vostro pensiero? Qual’e’ la vostra esperienza?
8 risposte
Ciao Filippo io sono team manager dell’under 16 del Como, mi trovo benissimo col mister e con lo staff ma trovo difficile il confronto con chi sta sopra e le sinergia come dici tu per completare la rosa non funzionano completamente
Ciao Wolfango, credo che la consapevolezza di avere una questione irrisolta sia un punto di partenza importante. Spero tu riesca a mettere a tema il problema. Buon lavoro.
Ciao Wolfango, grazie per il commento. Avere la consapevolezza di una questione irrisolta e’ gia un buon punto di partenza. Spero tu riesca a mettere a tema il problema con i tuoi colleghi.
A presto.
Difficile trovare realtà giovanili in cui lo staff oppure la triade composta da Responsabile Settore Giovanile,Osservatore,Allenatore, siano connesse. In questi ultimi anni,i settori giovanili sono diventati un peso per alcune società ,pochi soldi investiti,pochissime strutture su cui appoggiarsi , risparmio sugli allenatori. Questo porta ad andare per la propria bussola ,tipo il Responsabile, magari fa leva su società amiche (scuole calcio , oppure altri settori giovanili della propria regione , ) a cui chiedere i ragazzi . L’osservatore , spesso una persona qualunque è più dedita a “sfruttare “ il ragazzo per la propria carriera di “adescatore “ di talenti sui campi delle scuole calcio , illudendo genitori e ragazzi . L’allenatore che magari è un dopolavorista portato,oppure chiamato per pochi soldi , che sfrutta la situazione per fare “carriera” . Queste tre figure invece dovrebbero funzionare così
Responsabile Settore Giovanile , sceglie la linea guida , gli osservatori a cui dare determinate indicazioni sui ragazzi d’interesse per il progetto societario . L’osservatore dovrebbe seguire le linee e osservare e non vedere ! Il ragazzo nella sua piena prospettiva , e non farsi guidare dalla propria prospettiva ! Che spesso e figlia di “piace a me “ e quindi vale per tutti . L’allenatore dovrebbe essere una persona che sposa la causa giovani , che si dedichi a loro nella crescita , e non invece a pensare a se stesso per fare carriera . I “Selezionati “ che ogni anno passano dalle scuole calcio ai settori giovanili professionistici , e che poi 8 su 10 a dicembre sono svincolati , chi li porta ? Che metodo e metro è stato usato per questi ragazzi ? , è stato un passaggio unico cioè , il responsabile ha ricevuto il report del osservatore, l’allenatore l’ha visto in campo , oppure se fatto tipo
“Ti porto 7 ragazzi di questa scuola calcio , tu li prendi a 0, lui li allena a 200€ al mese !” Così abbiamo fatto l’under 15 nazionale!. Senza uomini , senza etica , senza idee , senza progetto , ogni azienda è destinata a fallire . Come , purtroppo accade da un po’ , nei nostri settori giovanili professionisti.
Ciao Vincenzo, ho ricevuto il tuo “pezzo” sull’importanza e le problematiche delle scuole calcio. Sara’ mia premura pubblicarlo entro questo settimana.
Grazie e a presto.
Grazie a te 🙂
Sulla problematica organizzativa generale, posso aggiungere solo che, sostanzialmente, tutte le organizzazioni aziendali sono basate su un mix di modelli organizzativi: gerarchico ( lo fai perchè te lo dice il tuo superiore), modello buroctaico (lo fai perchè è previsto nelle norme da te sottoscritte), modello dell’esempio (lo fai perchè lo faccio io che sono il proprietario), sul modello per obiettivi (lo fai perchè sarai premiato in base agli obiettivi raggiunti a fine anno), modello professionale (sarai premiato per gli obiettivi raggiunti a medio lungo termine).
Il modello professionale contempla di solito anche la circolarità (la tavola rotonda dove nessuno comanda).
Mediamente ogni modello aziendale evoluto presenta un po’ tutti e cinque gli aspetti con il giusto dosaggio.
Questo vale anche per il settore giovanile. Il capo staff intelligente, pretende il metodo circolare, sia perchè ognuno ha una angolazione diversa dall’altro, esperienze diverse, idee diverse (per diverse non significa necessariamente contrastanti comunque il contrasto crea dibattito ed approfondimento).
Come ha detto Vincenzo D’Aniello c’è un serio problema economico. Difficile trovare società ben strutturate, che trasformano una minaccia (i costi del settore giovanile) in una occasione (i ricavi da settore giovanile).
Purtroppo, mi dice un amico, non facendo il nome della società, che anche un presidente di sua conoscenza ha abbandonato la formazione del settore giovanile, a favore dello scouting dei 19-20 enni, in quanto egualmente remunerativo e meno costoso.
La mia esperienza personale risale al periodo 1992-2003, come socio di una società dilettantistica. C’era una quota annuale che metteva ogni socio (quindi non c’era il socio di comando). Una volta affidati gli incarichi, c’era autonomia operativa ma anche discussione e apertura degli incaricati (soci) con gli altri nsoci. Ovviamente, le decisioni le prendeva chi aveva avuto l’incarico. Fino al 1998 abbiamo avuto la scuola calcio che ci ha permesso di allestire progressivamente una squadra di nostri giovani che nel biennio 1998-99 e 1999-00 ha vinto due campionati di seguito arrivando in eccellenza.
Ma, avuto il campo in gestione, per mantenerci economicamente abbiamo ceduto tutte le fasce di utilizzo de campo, dopo gli allenamenti della prima squadra, alle società giovanili della città.
Per cui la juniores la facevamo appoggiandoci su alcune società (non satelliti) che ci cercavano per darci (con un minimo di premio) i loro calciatori migliori.
Nel 2003 abbiamo ceduto le redini della società ad altri poichè non avevamo la forza economica di continuare a fare l’eccellenza.
In sintesi, grazie all’organizzazione che ci siamo dati, con la presenza contemporanea di aspetti verticali e orizzontali , investendo tempo sulla crescita dei ragazzi, siamo arrivati con i nostri ragazzi a giocare e rimanere in eccellenza.
Il nostro settore giovanile, finchè lo abbiamo avuto,. era organizzato sia per vincere sia per formare.
Buonasera Giuseppe, grazie per il tuo intervento come sempre ricco di spunti. Credo sia importante il confronto continuo e non saltuario, in ogni realta’: prof, dilettante, amatoriale.Capisco come gli aspetti economico-finanziari siano impattanti sulla gestione tecnica ma e’ proprio in quelle realta’ che spesso si trovano tecnici o comunque addetti ai lavori, aperti al cambiamento, all’ascolto e alla condivisione delle proprie competenze.
A presto