SWEET CHILD O’ MINE – FAVORIRE L’APPRENDIMENTO NELLE SCUOLE CALCIO.

Franco Pinna e Federico Fellini sul set – Fotografia di Maurizio Bizziccari

Quando si parla di partita si usa dire che collochiamo i giocatori in un set: in realtà i set sono molti e si intersecano tra loro in un continuo andirivieni di spazi diversi che si generano e si rigenerano. E ancora. E’ il pallone che, pur essendo solo un attrezzo di gioco è capace di dar vita ad incessanti intervalli temporali collegati con l’azione passata, con quella che sta avvenendo proprio ora e con quella futura, la giocata prevedibile ma anche quella genialmente imprevista.

 E naturalmente il giocatore che, relazionandosi con il pallone sia che lo abbia tra i piedi o che lo veda lontano nell’iperspazio, progetterà a ciclo continuo scenari di movimento cambiando repentinamente idea, ad esempio.

Transizioni a go-go. Partiamo quindi dal presupposto che di fronte a queste tre variabili sostanziali –GIOCATORE, AMBIENTE, GIOCO- nessun sistema di allenamento sarà mai completamente adeguato e sovrapponibile a realtà pur simili, ed anche quello che alla fine adotteremo, il migliore per noi, dovrà essere declinato a ciclo continuo con queste 3 variabili ( l’ambiente, i giocatori, il gioco, appunto).

COME SOSTENERE E CONSENTIRE AL MEGLIO DUNQUE L’APPRENDIMENTO NELLE SCUOLE CALCIO?

Come già detto altrove, i vincoli che andremo a disseminare in allenamento non sono esattamente dei castighi o dei deterrenti ma delle opportunità capaci di indicare al giocatore il modo migliore per interagire con l’ambiente che sta in quel momento attraversando.

Questi vincoli, le affordances che si genereranno e che lui riuscirà a cogliere, sono in grado di archiviare in maniera definitiva l’idea di allenamento inteso come processo predefinito. Lo catapulta nell’ottica del DESIGN THINKING, una strategia ben nota nelle aziende e spesso utilizzata anche a scuola, come ben sanno gli alunni di una mitica 2°A.

Un sistema che mette al centro del processo quel consumatore lì, con quelle caratteristiche uniche, un volto, connotati precisi e non standard.

Parallelamente sul campo di calcio, ecco che il nostro coach si trova costretto a cambiare prospettiva : dovrà armarsi di raffinate competenze e solide conoscenze in merito al gioco ai giocatori e all’ambiente, armonizzando il tutto con intelligenza emotiva e adeguata intraprendenza. Una leadership dai chiari connotati dunque, che non potrà trascurare alcuni step obbligati come condividere con i giocatori un GAME MODEL, definire LINGUAGGI, PATTERNS, SEGNI e SCHEMI COMUNI. E non è tutto qui.

L’allenatore dovrà essere in grado di creare adeguate situazioni provocatorie ed imparare a gestirle stirandole al massimo, stressandole anche, situazioni che potranno consentire ai giocatori di esercitarsi e prendere decisioni comuni, contribuire al modello, svilupparlo, innovarlo.

Imparando a lavorare sull’errore, bypassando l’approccio analitico preferendo quello ecologico

di continua ricerca, nella certezza che la tecnica corretta sia oramai un mito da sfatare visto che anche il controllo muscolare è considerato una qualità emergente da strette interazioni tra corpo, sistema nervoso, ambiente.

L’allenatore, SELVAGGIO ARTIGIANO DI PRATICHE INNOVATIVE dovrà essere in grado di indurre i giocatori della sua squadra ad agire nell’ottica dell’AUTOEFFICACIA COLLETTIVA, come un’unità che armonizza svariate abilità ed anche smisurati talenti. Dovrà essere in grado di ideare non più rigide esercitazioni basate su figure geometriche standard ma STRUTTURE DI TRASFORMAZIONE in cui i suoi giocatori potranno imparare a percepire praterie alle spalle della pressione, ad elaborare informazioni cruciali, a non soffrire troppo la costrizione del tempo, ad individuare agevolmente le lacune degli avversari e del gioco che quegli stessi avversari esprimono, a riconoscere situazioni di gioco, a trovare soluzione davvero risolutive, a capire quali abilità migliorare e praticare efficacemente. A scovare gli angoli di campo nascosti. Inoltre un allenatore leader dovrà prendersi la responsabilità delle scelte. E azzeccare la scelta giusta.

A volte nei settori giovanili o nelle primavere si fa ad esempio la scelta di premiare qualche giocatore eccellente catapultandolo sulla panchina della prima squadra per valorizzarlo, separandolo dal contesto in cui di solito si esprime. Facilmente sono valutazioni frutto di principi condivisi del club. Al contempo sono errori madornali.

Il giocatore di valore, per maturare al meglio, non può essere privato delle possibili ESPERIENZE DI SUPERIORITÀ con il suo gruppo di riferimento, trascorrendo ogni domenica 90’ a raccontarsi con le altre “riserve”, barzellette in panchina nella speranza di entrare in uno scampolo di partita.

Perché le memorie delle esperienze di superiorità, di quello che si è provato vincendo-grazie-anche-a-me-specialmente-a-me saranno ancore di salvezza per il giocatore a cui si potrà aggrappare in futuro quando si troverà in una partita sotto di due goal. E non mi riferisco solo alla memoria standard ma alla cognizione incarnata ( EMBODIED COGNITION ): solo chi ne ha fatto ESPERIENZA VISSUTA sa riconoscere e riprodurre le sensazioni,  la fierezza che si prova quando si fa goal, quando si vince; solo chi l’ha provato è in grado di rammentare l’odore ineguagliabile del sudore dei compagni quando ci si abbraccia o l’effetto flow prima del tiro vincente quando tutto intorno scompare ed esiste solo il rumore della palla mentre si insacca nella rete. Penso al fatto che più si diventerà esperti nel compiere un’azione aggregando svariate azioni simili nel proprio repertorio, meglio si saprà interpretare e anticipare l’esito di tale azione quando saranno gli avversari a compierla.

In questo periodo dell’anno gli staff di molte squadre che stanno disputando i play-off dopo aver inanellato una serie di risultati negativi o retrocessioni dirette, dovranno pur chiedersi da dove è iniziata la crepa o anche perché non si sono create le condizioni o come mai non hanno trovato gli strumenti necessari per evitare il fallimento.

Ecco, la predittività è tutto nel calcio, e saggio sarebbe proteggere in tempo la squadra dagli incidenti di percorso. COME? Le vie sono tante. Tante davvero. Ma per prima cosa dovremmo avere ben chiari i principi, perché come diceva Seneca, “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Alla prossima. STAY TUNED.

  • Bio: SIMONETTA VENTURI
  • Insegnante di Scienze Motorie.
  • Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio (Marche )
  • Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.
  • Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *