MISTER, COACH, ISTRUTTORE, EDU-ALLENATORE, ALLE-EDUCATORE…MA SE LO CHIAMASSIMO ALLENATORE??

Come avevo anticipato ad Alessandro Mazzarello, dopo aver letto il suo articolo https://www.filippogalli.com/2023/06/17/allenatore-o-coach-e-solo-una-differenza-di-termini-o-sono-due-mondi-diversi/(si apre in una nuova scheda), provo a portare il mio pensiero rispetto alla differenza tra i termini ALLENATORE e COACH che l’autore ha definito seguendo un percorso storico e portando argomentazioni legate ai cosiddetti “padri” della filosofia.

La premessa è che, più del termine che si utilizza, sia importante il significato, il contenuto che sta dietro al termine.

Tengo inoltre a sottolineare come gran parte di quanto espresso nell’articolo da Alessandro mi trovi d’accordo sebbene, come proverò a spiegare, non condivida le attribuzioni delle competenze all’una e all’altra figura (ALLENATORE e COACH).

Di seguito riporto alcuni concetti espressi da Alessandro:

“Il COACH possiede conoscenze e competenze di psicologia, pedagogia e quell’innata voglia di non omologazione”.

Successivamente  ha sostenuto che l’ALLENATORE, a differenza del COACH, “è focalizzato sulle soluzioni e non sui problemi” e che quest’ultimo è “dotato di empatia, della capacità cioè di avere accesso agli stati d’animo e, in generale, al mondo dell’ altro”. 

Ancora:

L’ALLENATORE dà soluzioni momentanee” … “e’ esperto nella materia tecnica ma poco in altre direzioni“.

Il COACH pensa in modo straordinario e fa capire che se altri ci sono riusciti, è possibile!”

Credo che l’allenatore, oggi più che mai….debba confluire all’interno del COACH.”

Resto convinto che il termine più appropriato da utilizzare, non solo in ambito di settore giovanile, per indicare colui che accompagna, e si lascia accompagnare, in un percorso formativo la propria squadra e il proprio staff sia quello di ALLENATORE.

In tale figura devono prevalere le competenze relazionali e quindi la capacità di lavorare in staff, favorendo, almeno dal punto di vista dei processi, la partecipazione e l’espressione di tutti i componenti secondo una modalità circolare anzichè la classica, gerarchica, top-down.

L’ALLENATORE deve saper so-stare nella complessità: delle relazioni, del gioco, dell’allenamento e per far questo ha bisogno di conoscenze ampie, che abbraccino differenti discipline. Queste capacità gli permetteranno di acquisire conoscenze e competenze tecnico-tattiche. In sostanza, ciò che Alessandro attribuiva al COACH.

L’ho detto più volte: il termine che più mi preoccupa è quello di ISTRUTTORE perchè ho la sensazione, ma potrei sbagliarmi, che venga utilizzato, con un’accezione che considero negativa.

Anche nelle carte federali o nei testi dedicati agli allenatori delle categorie piccoli amici, primi calci e pulcini, si definisce l’allenatore, ISTRUTTORE, inteso, a mio avviso, come colui che detta, consegna le istruzioni, mostra come fare. Ne consegue che il giovane calciatore o la giovane calciatrice, esegua senza comprendere perchè sta facendo quella cosa. Venga istruito, ancor peggio addestrato a ripetere il gesto, magari scomponendone le parti, con la convinzione che il gesto si apprenda e che l’abilità acquisita verrà poi trasferita nella partita(nel gioco).

L’ALLENATORE deve essere colui che sa preparare il contesto di apprendimento per il giocatore. E l’unico contesto è quello del gioco! Del gioco del calcio non di altre esercitazioni cosiddette ludiche e considerate, da tanti, propedeutiche al gioco del calcio!

Concludo prendendo in considerazione un’ultima frase : “Il COACH pensa in modo straordinario e fa capire che se altri ci sono riusciti, è possibile!”

So che quanto mi accingo a spiegare non è il pensiero di Alessandro ma la frase su indicata suscita preoccupazione perchè ho il timore che, a volte, l’idea secondo cui, utilizzando determinate procedure, si possano raggiungere gli obiettivi, qualunque essi siano, perchè altri ci sono riusciti, illuda i giovani atleti alla possibilità che, con l’impegno e seguendo un determinate procedure riusciranno a raggiungere il loro obiettivo.

È esattamente in questi casi che, se non ci siamo preoccupati di dare un corretto sostegno psico-pedagogico, rischiamo di trovare il nostro giocatore senza le necessarie risorse per sostenere la propria “non riuscita” e, probabilmente, non avrà nessuno accanto ad aiutarlo. Fors’anche non accetterà di essere aiutato perchè portato dalle figure adulte ad una continua illusione.

Ho dipinto un quadro eccessivamente negativo ma alcune esperienze hanno contribuito a generarlo.

Chiudo sottolineando come quanto scritto non voglia essere un dogma ma un contributo ad un continuo confronto con coloro che provano a mettere le proprie competenze al servizio dei giovani calciatori e delle giovani calciatrici.

Buon lavoro!

3 risposte

  1. Spesso mi trovo a criticare i luoghi comuni e la staticità del movimento calcio italiano sempre refrattario alle novità è sempre pronto a difendere a qualsiasi costo lo status quo, il “si è sempre fatto così perché cambiare”. Ma sono d’accordo con te Allenatore è un termine adatto, pertinente e moderno l’allenatore è figura competente che “allena” il corpo, lo spirito, la mente, la tattica, la tecnica, il gruppo, lo staff. L’allenatore costruisce, inventa si confronta e sopratutto collabora con altre figure. L’allenatore crea i presupposti per lo sviluppo creativo delle capacità di tutti, staff, atleti e ambiente. In questo è anche Coach ma la parola Allenatore è molto più completa nell’allenatore c‘è il TUTTO che tanto ci piace. Quando parliamo di Velasco e pensiamo tutte le sue lezioni di coaching, chiamiamo Velasco allenatore!!! Per chiudere confermo che L’allenatore bravo è anche coach per le ragioni che bene ha spiegato Alessandro.

  2. Spesso mi trovo a criticare i luoghi comuni e la staticità del movimento calcio italiano sempre refrattario alle novità è sempre pronto a difendere a qualsiasi costo lo status quo, il “si è sempre fatto così perché cambiare”. Ma sono d’accordo con te Allenatore è un termine adatto, pertinente e moderno l’allenatore è figura competente che “allena” il corpo, lo spirito, la mente, la tattica, la tecnica, il gruppo, lo staff. L’allenatore costruisce, inventa si confronta e sopratutto collabora con altre figure. L’allenatore crea i presupposti per lo sviluppo creativo delle capacità di tutti, staff, atleti e ambiente. In questo è anche Coach ma la parola Allenatore è molto più completa nell’allenatore c‘è il TUTTO che tanto ci piace. Quando parliamo di Velasco e pensiamo tutte le sue lezioni di coaching, chiamiamo Velasco allenatore!!! Per chiudere confermo che L’allenatore bravo è anche coach per le ragioni che bene ha spiegato Alessandro.

  3. È sempre bello e costruttivo condividere idee e conoscenze.

    Sicuramente la parola allenatore è la più adatta e giusta. Il problema sono le competenze e la curiosità degli allenatori. Così come, la formazione che gli allenatori ricevono nei diversi corsi, penso che sia questo il problema e il dibattito della parola giusta.

    Come allenatore, sono consapevole che il processo di insegnamento/apprendimento non finisce mai, fino all’ultimo sospiro della nostra vita impariamo qualcosa, per questo, credo che come allenatori dobbiamo accompagnare il giocatore/persona nella sua crescita e sviluppo, poiché come persone siamo l’unico essere vivente che ha la possibilità di cambiare in continuazione.

    Questo sicuramente, non mi è stato insegnato nei corsi di allenatore, mi è stato insegnato dalla curiosità e dalla mia formazione parallela al calcio.

    Credo abbiamo un’opportunità e una responsabilità molto grande perché stiamo accompagnando, formando e “educando” la società del futuro perché prima di essere un calciatore il giocatore è una persona.

    Per questo, penso che ci siano un sacco di allenatori e mancano tanti formatori, la soluzione, non lo so!!!

    Ma sicuramente un cambio di paradigma nel programma formativo e un aumento dell’umiltà e della curiosità da parte di tutti per metterci veramente a disposizione del giocatore/persona per trasformarci veramente in un facilitatore.

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