Esattamente il 7 gennaio 2020, io e mio figlio, con altri 50.000 disturbati come noi, uscivamo dalla fermata della metro di San Siro, stipati come sardine (per l’ultima volta per almeno un biennio) e ci incamminavamo verso la Cattedrale del calcio ad attendere che entrasse in campo, come aveva già fatto esattamente dieci anni prima, il nostro Messia, quello che, nelle nostre speranze, ci avrebbe traghettato fuori dalle sabbie mobili della mediocrità degli ultimi due lustri.
Sapevamo tutti che non sarebbe andata così, ma dopo due estati passate a delirare per vecchi mercenari che avrebbero dovuto farci fare lo stesso salto, vedendoli poi sparire dalla porta di servizio abiurando e dopo aver trafugato il bottino, avevamo bisogno di qualcosa a cui aggrapparci.
Qualsiasi cosa.
Eravamo reduci un paio di settimane prima da un’umiliazione epocale, vero spartiacque tra un anno di transizione ed un vero disastro sportivo.
E quel gigante slavo tatuatissimo, forse un po’ attempato, rappresentava l’ultima occasione per invertire una tendenza che sembrava inesorabile.
Entrò nel secondo tempo di una partita abbastanza grigia, senza però fornire quella scintilla che ci aspettavamo da lui.
Ricordo che uscendo dallo stadio la sensazione che si percepiva nell’aria fu quella che, come sempre, non sarebbe cambiato nulla.
Era passato troppo tempo e probabilmente quello che era stato una volta il Dio del calcio non ci avrebbe concesso un’altra possibilità di sognare qualcosa.
E invece no.
Mese dopo mese, dopo aver attraversato in silenzio una pandemia, successe l’imponderabile.
Quel vecchio filibustiere tatuato cominció a inoculare nelle menti di un manipolo di ragazzini che giocavano in stadi deserti la convinzione che l’impossibile qualche volta può essere possibile.
Che dopo tanto tempo potevamo ritrovare il piacere di vedere una partita di calcio, senza sperare che finisse il piu in fretta possibile.
E che, incredibile dictu, tre anni più tardi, al culmine di un processo di crescita costante, in un derby di febbraio, il suo gemello poco più giovane, si sarebbe girato al 78′ del secondo tempo di un derby epico, facendoci assaporare lo scudetto più improbabile dai tempi dei ragazzi di Zac, per di più ai danni dei nostri nemici storici.
E proprio grazie a lui, al suo mindset, alle sue convinzioni granitiche, quasi sprezzanti, quando per l’ennesima volta nessuno ci avrebbe creduto, se non lui, siamo tornati a cantare insieme sui quei gradoni di cemento armato, dove trentacinque anni prima sotto un diluvio universale, in uno stadio ancora senza un tetto, bagnati fradici, assistemmo alla nascita di una squadra che avrebbe cambiato il gioco del calcio.
” Voglio una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco, e il nero, come la paura che incuteremo nei nostri avversari”.
Herbert Kilpin, 1899.
Forza lotta vincerai, non ti lasceremo mai.
Grazie Zlatan. Rossonero per sempre.
🔴⚫♥️🖤
BIO: Ivan Frascaroli.
- Dirigente d’azienda.
- Scrive per diletto da una decina d’anni.
- Ha pubblicato nel 2019 una raccolta di brevi racconti su Amazon “(NON) Volevo una vita come Steve McQueen” legati come questo a brevi flash di vita o di costume.
- Appoggia da anni le iniziative della Onlus “Cuori in viaggio” che assiste due scuole a Kidoti a Zanzibar a cui vanno i proventi delle sue opere d’ingegno (!).
- Milanista sfegatato dai tempi di Milan Cavese.
- Rossonero nell’anima.
Una risposta
Buongiorno Ivan. Un articolo bellissimo per un giocatore che ho amato dall’Ajax ,alla Juventus per poi approdare all’Inter. Ed infine al nostro Milan dopo il Barcellona .
Questo uomo ha avuto la bravura di costruirsi un personaggio arrogante , antipatico , presuntuoso. Ma ci avrai fatto caso sicuramente che dopo una frase delle sue , sorrideva sempre nascondendo una bonta’ quasi inarrivabile.
Anch’io ero uno di quelli che nella seconda fase al Milan , non avrebbe dato un contributo cosi’ enorme.
La consapevolezza di essere davvero forte lo ha aiutato molto. Le capacita’ tecniche e fisiche sono state forse uniche. Ho vissuto il suo addio (spero un arrivederci nei quadri dirigenziali ) in modo molto emotivo. “Anche Dio ha pianto ” ha detto nel momento in cui pioveva. e nel mio piccolo anch’io . e si e’ rivelato un umano piangendo anche lui.
Buona fortuna Zlatan! Anche per me sarai sempre rossonero a vita!