Al di là della retorica e di analisi troppo semplicistiche, è opinione diffusa che, per un calciatore, la tradizione calcistica di riferimento costituisca un fattore determinante per lo sviluppo delle sue caratteristiche. Crescere in un determinato contesto, con una precisa visione di gioco, sia in termini stilistici che concettuali, può influenzare in modo decisivo la progressione del talento. Alla luce di questa considerazione, per un terzino come Amar Dedić – bosniaco di formazione austriaca, educato presso un’accademia che fa del gegenpressing un must – la possibilità di imporsi come profilo solido e al tempo stesso fantasioso, duttile e tatticamente intelligente, è chiaramente più elevata rispetto alla media. È anche per questo motivo, dunque, che il numero 70 del Salisburgo si sta affermando come uno degli esterni bassi più promettenti d’Europa.
Amar Dedić, sviluppo rapido
Nato il 18 agosto 2002 a Zell am See, in Austria, da genitori bosniaci, Dedić ha seguito un processo di crescita mirato e graduale, in linea con il suo potenziale sempre crescente. Dopo i primi convincenti passi nella città di Graz, con le maglie di Luv e Sturm, all’età di 13 anni la sua carriera subisce un importante scossone, con il passaggio al settore giovanile del Salisburgo, il migliore d’Austria. Nella cantera del club di proprietà della Red Bull, il classe 2002 trova tutto ciò di cui ha bisogno per formare a tutto tondo il suo profilo calcistico.
Anzitutto una equipe di tecnici propensa ad un calcio moderno e dinamico, che di conseguenza lo forgia in direzione di un gioco sempre aggressivo, intenso e verticale; ma anche una visione strategica assai limpida sulle modalità di sviluppo di un talento, per cui non esistono particolari ritrosie: chi è bravo gioca subito, a prescindere dall’età.
Su queste basi si spiegano dunque l’impiego in pianta stabile nel Liefering – de facto la seconda squadra del Salisburgo -, il debutto in prima squadra ad appena 18 anni e il successivo prestito al Wolfsberger in una stagione (2021-22) assolutamente importante per acquisire ulteriore fiducia e consapevolezza nei propri mezzi.
Tutte queste tappe hanno avuto una propedeuticità assai salutare per il calciatore che Dedić è diventato oggi. Un titolare inamovibile del Salisburgo, di cui è orgogliosamente capitano, ma soprattutto un calciatore con un background ben radicato e una continuità di rendimento praticamente mai in discussione. A 21 anni, con la piena maturazione tecnico-tattica ancora da scoprire, com’è naturale che sia, Dedić incarna però l’ideale di un giocatore già pronto e già formato.
Lo stile di gioco
Come già sottolineato, il profilo di Dedić rientra tra quelli della moderna scuola di terzini europei. Una scuola che fa del dinamismo e dell’abilità in entrambe le fasi di gioco due marchi di fabbrica ben riconoscibili. Per quanto all’apparenza sembri poco strutturato, il terzino bosniaco ha dalla sua una fisicità ben sviluppata e un sapiente uso del corpo, che lo rendono in linea con i profili di cui sopra in quanto a resistenza ed atletismo.
Proprio queste doti gli permettono infatti di disimpegnarsi sulla fascia destra con risultati assai positivi (e promettenti) tanto in difesa quanto in attacco. Dal punto di vista difensivo, già oggi Dedić ha un’affidabilità fuori dal comune. Il classe 2002 perde raramente i duelli, riuscendo a reggere l’urto anche di clienti scomodi – si pensi a Leão e alla partita di andata tra Salisburgo e Milan nella Champions League 2022-23 – ed effettuando una media di oltre 7 recuperi a partita.
Proprio l’uso del corpo, a cui si faceva riferimento prima, permette al giovane difensore di tenere la posizione con efficacia. A ciò si aggiunge poi la capacità di lettura delle situazioni, per cui entra in gioco la formazione calcistica di riferimento, che gli consente di agire con forza e tempismo in chiusura.
Alle eccellenti doti difensive si affiancano poi le progressioni in fase offensiva. Dotato di una accelerazione esplosiva e di una fantasia assolutamente non comune per un terzino, Dedić ama farsi vedere in fase di spinta e costituire una risorsa anche in termini di produzione creativa.
Tagliando dentro al campo o arrivando al cross sul fondo, il gioiellino del Salisburgo sta affinando sempre più le sue qualità – anche nel gioco associativo -, migliorando di conseguenza anche le statistiche. Se nelle scorse stagioni la produzione offensiva era assai limitata, con 3 gol e 4 assist nelle prime due annate in Bundesliga, quest’anno il ragazzo sta considerevolmente crescendo anche da questo punto di vista, avendo già trovato 3 gol e 3 assist in campionato.
Questione di attitudine
Proprio lo scorso 20 agosto, due giorni dopo il suo ventunesimo compleanno, il terzino bosniaco ha trovato la sua prima doppietta in carriera, in un 5-1 contro l’Hartberg. Oltre a confermare la crescita di cui sopra, quella giornata dice più di tante altre sul futuro del ragazzo per la sua reazione a fine gara. Dopo una gara praticamente perfetta, arricchita anche da un assist, il primo pensiero del ragazzo ai microfoni della tivù austriaca è stato chiaro: “Non bisogna accontentarsi”.
Dedić sa di essere ad un buon punto della carriera, ma per indole e formazione è anche consapevole di dover lavorare ancora a lungo per diventare uno dei migliori nel suo ruolo. I margini di crescita sono in effetti vastissimi e questo la dice lunga, se si pensa al potenziale di cui già oggi è in possesso. Per qualità, impatto difensivo e rapidità di pensiero, il bosniaco può assolutamente aspirare al top.
A confermarlo, d’altra parte, c’è l’interesse dei grandi club, sempre più insistente negli ultimi mesi. Se fino allo scorso anno si parlava di step intermedi, con squadre di seconda fascia interessate, anche italiane, ormai ora il futuro del ragazzo prevede già il salto in un top team. I club più vigili sul suo conto sono, non a caso, Bayern Monaco e Real Madrid, due formazioni dell’aristocrazia calcistica europea, entrambe a caccia di un nuovo terzino destro d’élite.
Se saprà dare continuità al lavoro impostato in questi anni, con maturità e pazienza, da qui a giugno Dedić potrà assemblare ulteriormente il suo talento, andando realmente ad occupare un ruolo di primo piano nel gotha del calcio europeo. Diventando più decisivo e costante, il gioiello del Salisburgo sarà pronto per spiccare il volo. Un volo scritto nelle stelle di un ragazzo dotato di un talento slavo, dalla mentalità austriaca e con una formazione calcistica assolutamente moderna.
BIO: Domenico Abbondandolo
- • Nato a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, nel 1996, scrive per SportAvellino, Sottoporta-Il Calcio Internazionale e Rivista IDEA.
- • Laureato in Filosofia e calciofilo per vocazione, coltiva quattro grandi passioni: il Milan, Platone, Ghemon e This is Us.
- • È autore di due libri: “Scudetto 19” (2022) e “La Coppa più bella” (2023), scritti con il collega Enrico Fonte.