Alcuni studi con un focus particolare al mondo del calcio evidenziano come, in Europa, una percentuale che va dal 40 al 60 per cento dei calciatori che decide di appendere le scarpette al chiodo, rischi di versare in serie condizioni di difficoltà finanziaria entro 5 anni dal ritiro.
Le cause di ciò possono essere individuate innanzitutto nel dorato mondo che i calciatori si ritrovano a vivere durante la propria carriera agonistica. La vita di ciascun calciatore, per quanto possa apparire semplice, si rivela particolarmente “complessa”.
La notorietà, il tempo libero a disposizione, il guadagno di cifre astronomiche in un arco temporale relativamente breve (dai 20 ai 35 anni circa), sono tutti elementi che finiscono per incidere sullo stile di vita e sulle priorità del singolo calciatore.
Tutto ciò, infatti, può far sì che i calciatori perdano completamente il contatto con la realtà, andando così a sviluppare “esigenze” il cui soddisfacimento risulta oneroso.
Anche a fine carriera, i rischi che la vita da calciatore porta con sé, non mancano di certo. Molto spesso accade che i calciatori, dopo aver cessato l’attività sportiva e con l’intento di procurarsi una nuova fonte di reddito, compiano delle scelte (non solo imprenditoriali, ma anche legate al mondo del calcio) che si rivelano sbagliate o che, comunque, necessitano di uguale cura e attenzione.
Aveva assolutamente ragione il filosofo Michel de Montaigne quando ha affermato che: “Tutto considerato, c’è più difficoltà a conservare il denaro che a procurarselo.”
Sulla base della mia, personale esperienza, posso affermare senza tema di smentita che per i calciatori, sia durante la carriera che nel post carriera, il rischio di fare scelte sbagliate o non ben ponderate è dietro l’angolo. Questo accade perché i calciatori, considerata la giovane età o la comprensibile inesperienza, decidono di affidare la gestione del proprio patrimonio ai familiari o ai manager che li rappresentano, oppure, ancora peggio, di farsi consigliare dagli amici degli amici.
Tuttavia, nel fare ciò, i calciatori non tengono conto del fatto che, quasi sempre, si tratta di soggetti che non hanno le competenze necessarie per amministrare patrimoni complessi o che, comunque, possono avere interessi in conflitto con i loro, se non addirittura intenzioni truffaldine. E così si finisce per non dedicare il giusto tempo e la dovuta attenzione al patrimonio accumulato, vedendolo sfumare o, anche solo, ridursi a causa di vicende personali e familiari, o semplicemente per la mancanza di un’adeguata educazione al risparmio.
Ancora, è agevole constatare come spesso non si investa sulle competenze necessarie alla gestione dei rischi (che possono spaziare dai potenziali infortuni, atti a interromperne prematuramente la carriera, fino al dissesto finanziario), alla pianificazione patrimoniale (ad esempio, limitando le risorse a disposizione del calciatore o prevedendo istituti che assicurano riservatezza e protezione), alla programmazione del futuro lavoro (quindi, orientamento professionale, ricerca di corsi di formazione, supporto nello sviluppo di iniziative e progetti imprenditoriali), ecc.
Tutto questo per dire che è quanto mai opportuno che i calciatori, oltre a farsi tutelare dai propri manager in ambito prettamente sportivo, si affidino a un professionista specializzato nella protezione, gestione e trasmissione di patrimoni complessi (inteso come insieme di valori tangibili e intangibili), in grado di individuare le soluzioni giuridiche, finanziarie e assicurative più adatte alla tipologia di bene e alle situazioni che lo richiedono.
Tale figura, sin dalla fase iniziale della carriera degli sportivi di successo, dovrà affiancare i familiari e gli agenti dei calciatori, affinché, coadiuvata da un team di professionisti, guidi con competenza, discrezione e riservatezza, negli aspetti legali e tributari, i calciatori che desiderino proteggere, migliorare e trasferire il proprio patrimonio personale o familiare. L’obiettivo deve essere quello di pianificare in maniera oculata anche la vita extracalcistica, sia durante la carriera agonistica che nel post carriera, in modo da non farsi trovare impreparati dinanzi ad eventuali imprevisti.
In definitiva si ritiene che oggigiorno, data la “complessità” del calcio moderno, non è più possibile gestire il patrimonio accumulato in maniera approssimativa, così come non è possibile navigare a vista nella successiva vita lavorativa, essendo invece evidente quanto sia importante, nell’interesse dello sportivo stesso, la scelta di avvalersi di un professionista così qualificato.
Bio: Angelo Ginex
- Svolge la professione di avvocato ed è dottore di ricerca in diritto tributario. Vanta significative expertise in materia di pianificazione e protezione patrimoniale, diritto tributario e diritto d’impresa. Ha conseguito la certificazione TEP Full member of STEP e Qualified Family Officer, venendo nominato Presidente Puglia di ANCP – Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali.
- Oltre alla laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, ha nel suo background, tra gli altri, il corso di alta formazione in “Protezione, gestione e trasmissione dei patrimoni familiari” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con STEP, il master in “Family Office” di AIFO, il master in “Diritto tributario” de Il Sole 24 Ore e il master in “Diritto d’impresa” dell’Università Luiss Guido Carli.
- Da tempo affianca all’attività professionale un impegno costante in ambito accademico e formativo, partecipando in qualità di docente a master e seminari organizzati dalle principali scuole di formazione presenti in Italia. È autore di opere monografiche e abituale contributor di quotidiani e riviste giuridiche sui temi della fiscalità, della protezione patrimoniale e del diritto dei trust.
- Aiuta le famiglie italiane e internazionali a gestire, controllare e proteggere i patrimoni rilevanti e complessi, coniugando asset reali, finanziari e intangibili in un modello integrato e sostenibile.