LA TELECRONACA DELLA PARTITA: SPUNTI ED ANALISI DAL DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI – 3^ PARTE.

…Tornando alle vicende di casa Rai, alle spalle di Pizzul e dei suoi storici colleghi, sono cresciute due voci importanti che succederanno al telecronista friulano nel commentare le gare degli azzurri.

Il primo di loro, Giovanni Cerqueti detto Gianni vivrà trentaquattro dei propri quarant’anni di professione in seno all’azienda di stato. Forgiato da quell’autentica palestra di giornalismo sportivo che è la Raitre degli anni 80, si propone al microfono con uno stile ed un atteggiamento più ribaldo rispetto ai predecessori aziendali.

GIOVANNI “GIANNI” CERQUETI

Senza personificare la cronaca sullo stile di Piccinini, con cui condivide anno di nascita (1958) e origini romane, porterà comunque maggior brio alle telecronache di stato esagerando, di tanto in tanto, nella ricerca forzata di spiegazioni e nell’estremizzazione dei concetti. Pur apprezzandone le capacità descrittive, si ha la sensazione che Cerqueti non si accontenti di commentare ciò che vede, preso com’è dall’esigenza di dimostrare le proprie conoscenze e di fornire spiegazioni ed analisi in dosi massicce.

Il suo stile sarebbe risultato probabilmente più adatto alla TV a pagamento rispetto a quella generalista, il cui pubblico in quegli anni non è ancora pronto al passaggio dalla cronaca all’analisi.

Durante il mondiale statunitense si farà apprezzare sia come telecronista che come seconda voce quando, a fianco di Pizzul, commenterà la semifinale Italia-Bulgaria esaltando nell’occasione la prestazione di Roberto Baggio.  

Sempre attento ai cambi di assetto tattico delle compagini sul campo, risulterà talvolta precipitoso nel commento o nell’analisi.

Oltre che commentatore di svariate finali di coppa, di mondiali ed europei, sarà un punto di forza della trasmissione Novantesimo Minuto che gli affiderà per anni il compito di inviato sul campo principale della giornata, da lui egregiamente svolto senza mai rinunciare ad un briciolo di vanità.

Il contraltare di Cerqueti risponde al nome di Stefano Bizzotto, altoatesino classe 1961, classico esempio di giornalismo istituzionale.

STEFANO BIZZOTTO (FOTO DI @Ph Marco Simonini)

Esperto come pochi di calcio tedesco, rappresenta lo stile Rai in tutto e per tutto. All’ottima chiarezza espositiva aggiunge una professionalità di prim’ordine che lo porta ad essere apprezzato per i comportamenti ed il modo di proporsi prima ancora che per la dottrinale preparazione. 

La partita commentata da Bizzotto è una lezione di giornalismo.

Per ogni protagonista, in campo ed in panchina, è in grado di esibire aneddoti, vicende, curiosità senza mai perdere il filo della cronaca. Attento alla disposizione delle squadre, gli riesce sia di essere protagonista che di fungere da spalla nelle occasioni cui la seconda voce tende ad esondare.

Se i tempi del commento sono di livello medio alto, senza risultare frenetici, i toni e le critiche non trascendono mai l’accettabile limite dell’educazione.

Sacrificato, quanto a commento della nazionale, sull’altare di Marco Civoli, rimane uno dei  telecronisti più affidabili dell’etere televisivo, poco divisivo e poco criticabile. Non perderà mai l’abitudine di rivolgersi alla seconda voce citandolo spesso per nome e cognome: “Lele Adani, un commento da parte tua…”

La fortuna gli restituirà una parte di quanto toltogli in carriera nel momento in cui, a causa dell’indisponibilità di Alberto Rimedio, commenterà l’11 luglio 2021 la finale di Euro 2020 celebrando il trionfo dei ragazzi di Mancini.

MASSIMO TECCA

Ad inizio degli anni 2000 si compie inevitabile il passaggio che vede il calcio ad appannaggio delle Tv a pagamento. La neonata Stream si assicura per qualche anno i diritti della Champions League i cui incontri più importanti vengono trasmessi affidandone la cronaca a Massimo Tecca, telecronista dall’enciclopedica preparazioneche offre una cronaca di stampo redazionale, poco convincente nei tempi ma priva di errori significativi nonostante l’elevato numero di nozioni che vengono snocciolate.  

Ma è con Sky che il calcio italiano entra in una nuova dimensione.

Mentre in Rai si sta compiendo il passaggio generazionale, in seno alla nuova tv a pagamento, scaturita dalla fusione di Tele+ e Stream, emergono nuove figure al commento  destinate, insieme al già rodato Marianella, a contraddistinguere la telecronaca sportiva sino ai nostri giorni.

La prima di esse è Fabio Caressa che ad inizio degli anni 90 inizia a Tele+, poi divenuta Sky, un percorso pieno di soddisfazioni in atto ancora oggi. Pur non dotato di una voce prettamente televisiva, che migliorerà peraltro nel corso degli anni, si fa notare sin dalle prime telecronache al punto che dopo poco tempo è già “titolare” dei big match del campionato tedesco.

FABIO CARESSA

Da lì a diventare voce principale di Tele+ (in alternanza con Marianella) il passo è breve.

Il decennio successivo sarà per lui quello della celebrazione, sublimato dalla vittoria azzurra in un campionato del mondo quello del 2006, per la prima volta trasmesso da una Tv satellitare, in cui si rivelerà autentico protagonista.

I primi lustri della carriera televisiva di Caressa sono di sicuro i migliori della sua attività e, forse, della storia delle telecronache in Italia.   

Lo stile risulta da subito inconfondibile, caratterizzato da un’eccellente proprietà di linguaggio, da una capacità unica nello scandire i tempi della telecronaca in alternanza con la seconda voce e da alcune novità tra cui l’abitudine di annunciare il goal citando con un’accentuazione particolare il nome ed il cognome dell’autore della segnatura.

A tutto ciò si deve aggiungere un ulteriore merito, rappresentato dal fatto che Caressa non sbaglia mai nel menzionare il giocatore in possesso della sfera. Circostanza fondamentale per farsi apprezzare dagli telespettatori, pronti ad evidenziare ogni errore di riconoscimento commesso dal telecronista di turno.

A differenza di altri che se le preparano a tavolino, rende “cult” alcune locuzioni che nascono spontanee in corso di telecronaca. E’ così per l’ormai iconico “CANNNNNNNAAVARO”, salito di tono di partita in partita durante la cavalcata nel mondiale tedesco, o per l’ancora più celebrato “Andiamo a Berlino!” con cui sigilla il raddoppio di Del Piero dopo il goal di Grosso sul finire dei supplementari della semifinale Germania-Italia.

Con Caressa si sviluppa un modo nuovo di proporre la telecronaca tramite il quale il commentatore interagisce con la seconda voce da un punto di vista strettamente tecnico; non demanda a quest’ultimo le riflessioni di campo ma vi partecipa a sua volta nell’analisi.

Non si tira indietro il commentatore romano quando c’è da muovere critiche né evita i giudizi che, talvolta, peccano di obiettività in nome dei suoi gusti personali.

Saranno sue le telecronache più importanti del campionato italiano e della nazionale dell’ultimo ventennio con cui crescerà una generazione intera di calciofili, prima di seguire le gesta di Piccinini e aggiungere anch’egli all’esperienza da telecronista quella alla conduzione di trasmissioni sportive e radiofoniche.

Il rammarico risiede nel fatto che l’ultimo decennio di telecronache firmate Caressa non sia stato all’altezza dei precedenti anni, caratterizzato dal voler imporre il proprio pensiero anche oltre il reale corso degli eventi e da una ritrosia verso i cambiamenti di matrice tattico-strategica a beneficio di un visione del calcio ad uso e consumo di un pensiero dominante anacronistico.

Indissolubile risulterà il rapporto con Giuseppe Bergomi che porterà benefici professionali ad entrambi.

Il campione del mondo 82, grazie all’esperienza in postazione, acquisterà capacità di eloquio e autorevolezza dialettica sconosciute da calciatore mentre Caressa, grazie a lui, acquisirà nozioni tecnico-tattiche e riceverà in dote aneddoti raccontati dal protagonista di una carriera senza ombre.

Particolarmente ricercati saranno gli incipit, alcuni con riferimenti alla storia o alla mitologia, in cui non mancherà mai l’intento di conferire al calcio un valore di unione e condivisione ed all’interno dei quali sarà riconoscibile il bambino che è in lui ed anche in tutti noi all’ascolto. 

Nelle partite della nazionale o delle squadre italiane si lascerà andare a commenti da vero tifoso, talvolta esagerando nell’enfasi rispetto al ritmo delle azioni sul campo.

Memorabile durante la telecronaca di Barcellona-Inter, semifinale di Champions League del 2010, con l’Inter assediata dai blaugrana, il momento in cui dopo un intercetto di un giocatore di casa su un passaggio di Sneijder, afferma:“Se passa lo manda in porta” con il compagno che si trovava poco più avanti della propria area di rigore a circa 70 metri dalla porta avversaria!!!

Oltre che del calcio, sarà brillante telecronista durante le gare di nuoto alle Olimpiadi di Londra in un’edizione priva di allori azzurri in piscina che, se vi fossero stati, lo avrebbe sicuramente portato a tirare fuori dal suo cilindro qualche perla da consegnare alla storia della telecronaca natatoria.

Caressa è apripista di una nuova generazione di telecronisti di inizio millennio della quale fa parte anche Maurizio Compagnoni, noto oltre che per le cronache calcistiche su Sky, anche per quelle di atletica leggera.

MAURIZIO COMPAGNONI

E’ probabilmente uno tra i commentatori più “sudamericani” del nostro etere, riconoscibile dal “RRReete, RRReete” con cui annuncia i goal e dal “game over” con cui dichiara la fine delle ostilità al triplice fischio arbitrale.

Nativo di San Benedetto del Tronto, è solito utilizzare i superlativi assoluti (“fallo nettissimo”) oltre che sentenziare (a livello emotivo) con punto esclamativo i momenti che ritiene particolarmente meritevoli: “giocata strepitosa!”un goal meraviglioso”. Concede il meglio di sé nella fasi di gioco senza interruzioni grazie ad una innata capacità di raccontare le gesta dei calciatori contestualmente al loro verificarsi (“trasforma l’azione da difensiva in offensiva”).

I tempi della sua cronaca scorrono fluidi e il rapporto con lo spettatore è di natura impersonale in quanto non usa forme vocative né si rivolge direttamente a chi è all’ascolto.

Vede il gioco come pochi tra i suoi colleghi e non è raro che preveda in anticipo le sostituzioni e le varianti tattiche degli allenatori.

Estremamente preparato sulle carriere dei protagonisti è un altro di quelli che sbaglia raramente la citazione dell’uomo in possesso palla.

Fa riferimento alle statistiche senza abusarne ed in presenza di esecuzioni maldestre è pronto ad apprezzare le “intenzioni”.

Se Caressa pare raccontare la partita secondo un copione guidato dal suo punto di vista, Compagnoni offre allo spettatore svariate chiavi di lettura.

Inizialmente a fianco di Antonio Di Gennaro e poi di Luca Marchegiani, sarà protagonista di splendide telecronache con Daniele Adani in cui l’analisi della gara risulterà dirompente e mai banale.

Altro simbolo di Sky è Nicola Roggero, piemontese di Casale Monferrato e giornalista nel vero senso del termine.

NICOLA ROGGERO

Prima di approdare agli schermi deliziando i propri ascoltatori con un eloquio unico nel panorama televisivo, ha maturato esperienza nella carta stampata il che gli consente di descrivere gli eventi senza mai sovrapporsi al loro verificarsi.

Dotato di una raffinata ironia con cui condisce i suoi interventi, dispone di una cultura che va oltre il nozionismo di molti dei suoi colleghi e gli consente di irradiare la telecronaca con riferimenti alle altre discipline sportive (“va bene che siamo in periodo di sei nazioni ma questo placcaggio rugbystico non è ammesso” …. “sta mettendo all’angolo l’avversario”), ai periodi storici (Van Persie non pervenuto come le temperature di Bucarest una volta”), alle origini geografiche dei protagonisti ed alle espressioni degli spettatori inquadrati dalle telecamere

Uno così non necessita di una seconda voce

Nicola Roggero commenta la partita ed illustra, con pennellate d’autore, il contesto che le fa da contorno senza mai prevalere sull’evento. E’ uno dei cronisti più godibili soprattutto nelle gare in cui non gioca la squadra del cuore quando si è più propensi ad apprezzare la forma rispetto al risultato.

Meraviglioso cantore dell’atletica leggera ed espertissimo di Premier League, il suo frequente ricorso ad ironia e battute non oscurerà mai il garbo che lo contraddistingue.

Altre due voci cresciute a Sky che negli ultimi anni sono virate verso altri lidi rispondono al nome di Pierluigi Pardo e Riccardo Trevisani.

Il primo dei due, prima di diventare telecronista, è stato inviato e bordocampista.
Trasferitosi a Mediaset e poi a Dazn, di cui è voce principale, ha imperversato negli anni come conduttore e showman, senza mai trascurare le presenze da opinionista alla radio.

PIERLUIGI PARDO

Coesistono in lui due anime: la prima è quella del giornalista sportivo attento agli eventi e voglioso di analizzare le tematiche che gli si palesano. La seconda è quella più fanciullesca, se vogliamo più godereccia, che lo avvicina ad alcune figure del passato come Giampiero Galeazzi in cui esprime la propria romanità e la tendenza ad essere, talvolta esagerando, “popolare”.

Il suo commento abituale non prevede proposizioni articolate ma tante brevi locuzioni, spesso tra loro incidenti, del tipo “avanza Tizio, poi Caio, largo a destra verso Senpronio” e così via in un susseguirsi di frasi che non ammettono il superfluo. Avverbi ed aggettivi, nel caso di Pardo, emergono solo durante le fasi di stanca o di gioco interrotto.

Tra le particolarità spicca l’abitudine a computare il lasso di tempo che manca alla fine della gara in secondi (“ancora 600 secondi da giocare”).

Con il passare degli anni, Pierluigi Pardo si sta ergendo come il telecronista di tutti, non solo degli esperti o degli addetti ai lavori. L’intento pare quello di rappresentare un mix tra l’istituzionalità del passato (Martellini, Pizzul) e i commenti di inizio millennio con l’effetto, da un lato, di non proporre telecronache raffinate e, dall’altro, di non risultare divisivo.

Cosa che invece accade al suo ex collega a Sky, ora a Mediaset, Riccardo Trevisani di sicuro tra i più autoreferenziali commentatori del nostro tempo a cui il passaggio ad un Tv  generalista pare aver tolto quei pochi freni inibitori che ne avevano caratterizzato i primi anni in cabina.

RICCARDO TREVISAN

Se la schiettezza che lo contraddistingue è da apprezzare, alcune espressione sarcastiche quali “si dimentica del pallone” possono apparire eccessive in quanto proferite nei confronti di chi si trova nel pieno della propria prestazione agonistica. Il linguaggio di Trevisani è di sicuro apprezzato dai giovani ma, talvolta, tende all’eccesso in negativo

Centinaia di telecronache a fianco di Adani lo hanno agevolato nell’analisi tecnico-tattica e lo scioglimento della coppia lo ha certamente penalizzato. Rimasto orfano dello storico compagno, pare voler strafare nella ricerca quasi ossessiva dell’espressione ad effetto.

Attento a tutte le situazioni in campo (e fuori) non si fa problemi a prendere posizione, anche in merito alle scelte degli allenatori, e non lesina critiche ai calciatori che si macchiano di evidenti errori.

E’ il classico esempio di telecronista che tende a dividere il pubblico. 

Chi lo apprezza ne decanta l’originalità e la capacità di andare fuori dalle righe.

Chi non lo ama gli imputa di essere più showman che telecronista…CONTINUA (fine terza parte)

BIO: Alessio Rui è nato e vive a San Donà di Piave-VE ove svolge la professione di avvocato. Dal 2005 collabora con la Rivista “Giustizia Sportiva”, pubblicando saggi e commenti inerenti al diritto dello sport. Appassionato e studioso di tutte le discipline sportive, riconosce al calcio una forza divulgativa senza eguali. Auspica che tutti coloro che frequentano gli ambienti calcistici siano posti nella condizione di apprendere principi ed idee che, fatte proprie, possano contribuire ad una formazione basata su metodo e coerenza, senza mai risultare ostili al cambiamento.

Una risposta

  1. Pardo ” Questa e’ Milano , questo e’ il Meazza , questo e’ Milan Inter .” Ogno inizio di telecronaca . Unico
    Grazie per questa bella panoramica Alessio!!!!

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