LA TELECRONACA DELLA PARTITA: SPUNTI ED ANALISI DAL DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI – 4^ E ULTIMA PARTE.

…Il nuovo corso delle Tv a pagamento è destinato ad influenzare la narrativa televisiva del calcio, nel frattempo arricchitasi di un elevato numero di immagini e della figura del cosidetto “bordocampista” che riporta gli umori delle panchine e anticipa di qualche secondo i nomi dei calciatori che stanno per essere sostituiti.

All’emittente di stato rimarrà una parte residuale delle competizioni per club mantenendo, tuttavia, un ruolo centrale nelle manifestazioni per nazionali.

Il post Pizzul, che abbiamo visto elevare a ruolo di telecronista degli azzurri Cerqueti, si completa con l’approdo al microfono di Marco Civoli, classe 1957 già telecronista dell’under 21, protagonista di numerose conduzioni di programmi televisivi nonché inviato e redattore di lunga esperienza.

MARCO CIVOLI

Con Civoli vi è il tentativo di conferire un tono più confidenziale alla cronaca del servizio pubblico, più propenso a digressioni, ironia e riferimenti extracalcistici.

Lo stile dialettico del commentatore milanese è riconoscibile per la sintesi nel descrivere l’azione (“prova il tiro, alto”, “largo per Tizio”) in cui limita al massimo verbi e  preposizioni.

Più estemporanei e, se vogliamo, ironici sono i commenti ad azione conclusa con cui farcisce la telecronaca (“Prima ci ha salvati San Gigi ora ci ha salvati San Palo”).

L’apice professionale di Civoli è rappresentato dalla vittoria azzurra nel campionato del  mondo del 2006 che celebra con la suggestiva frase “il cielo è azzurro sopra Berlino”. Affermazione che, tuttavia, non gli sarà sufficiente a salire nell’olimpo dei cronisti per la contemporanea presenza di Sky che, anche grazie a Caressa, supererà la Rai nelle preferenze degli appassionati.

La sua presenza in occasione della gare degli azzurri si protrarrà dal 2004 al 2010 dopo di che il suo posto verrà preso da Bruno Gentili, per anni apprezzata voce radiofonica di “Tutto il calcio minuto per minuto”, che porterà sugli schermi una telecronaca prettamente tecnica.

BRUNO GENTILI

Dotato di eloquio raffinato, Gentili illustra la partita partendo sempre dai movimenti delle squadre, abituato com’è dall’esperienza radiofonica a rendere conto della zona di campo in cui si sviluppa l’azione. Grazie ad un tono di voce estremamente godibile non risulta mai eccessivo anche se, come tutti i radiocronisti, tende a parlare senza pausa.

Pur non disdegnando i giudizi personali, quando deve muovere critiche lo fa in maniera equilibrata; in caso di giocata infausta, si percepisce più il rammarico che la volontà di criticare.

Simile a Martellini nel non voler infierire in occasione degli errori, Bruno Gentili riesce ad abbinare competenza e leggerezza senza mai apparire approssimativo e superficiale.

Il suo stile di commento, tuttavia, verrà apprezzato più dagli esteti che dai tifosi e la maggior parte degli appassionati lo ricorderà per la lunga esperienza alla radio piuttosto che per gli anni da telecronista.

Accompagnerà l’Italia di Prandelli sino alla finale di Euro 2012 prima di lasciare il microfono ad Alberto Rimedio.

Quest’ultimo si rivela più televisivo nei tempi della cronaca durante la quale ricorre spesso all’inciso e pone l’attenzione sulla giocata tecnica (“la finta di Tizio (..)  il cross di Caio”).

ALBERTO RIMEDIO

Di stampo istituzionale come si conviene alla Tv pubblica, tende a salire di tono nei momenti clou del match, lasciando alla seconda voce il compito di approfondire l’aspetto tattico.

Consolidato negli anni il rapporto professionale con Antonio Di Gennaro, commenta gli azzurri da quasi un decennio, caratterizzato, purtroppo per lui (e per noi), da due mancate qualificazioni mondiali. 

La positività al Covid gli impedirà di celebrare il trionfo di Wembley. Si rifarà un anno e mezzo più tardi quando commenterà la finale di Qatar 2022 dipingendola come un autentico scontro tra titani (Messi-Mbappe). E’ uno tra i più giovani ad esser stato promosso telecronista della nazionale ed ha ancora molti anni di carriera avanti a sé durante i quali gli auguriamo di celebrare successi e di farci vivere numerose emozioni “azzurre”, se possibile innestando alla cronaca qualche formula linguistica tale da renderla meno “secca” e più godibile all’ascolto.

Con il passare del tempo i professionisti del microfono sono sempre più attenti alla “preparazione” della gara, risultando in grado di esporre autentici “trattati” in riferimento alle carriere dei protagonisti, accettando così il rischio di conferire maggiore importanza al pregresso che all’evento in corso di svolgimento. Le immagini, nel frattempo, sono diventate sempre più particolareggiate ed anche il minimo dettaglio, colto o non colto, può fare la differenza.

Degno di nota è Riccardo Gentile, da un ventennio a Sky dopo una parentesi in età giovanile a Stream, a cui non fa difetto la personalità né la capacità di confronto con la seconda voce. Telecronista incalzante, tende a ribadire il nominativo del calciatore in possesso della sfera (“Tizio avanza palla al piede, prova ad andar via, Tiziooooooo.…) e ad indicare sempre la zona di campo in cui si sviluppa l’azione. Non disdegna di citare i calciatori con il loro soprannome ed in occasione delle segnature esalta il goleador allungando la pronuncia del nome (Murieeeeeeel (….) Mutuuuu (…) Di Nataleeeeeeee).

RICCARDO GENTILI

Il percorso della telecronaca calcistica in Italia ha come tappa conclusiva l’ultimo lustro in cui le voci che salgono alla ribalta sono quelle di Andrea Marinozzi (Sky), Stefano Borghi (Dazn) e Massimo Callegari (Mediaset).

A differenza dei primi due quest’ultimo, che in ossequio ad una tendenza di Mediaset ricopre anche il ruolo di conduttore, non eccelle nell’analisi; predilige viceversa l’utilizzo di aggettivi qualificativi e termini roboanti in occasione dei momenti più importanti della gara.

Rodato da anni di telecronache nelle coppe, dopo esperienze a Sportitalia e Dazn, è il telecronista a cui Mediaset affida le partite più importanti, che condisce con frasi sempre in aderenza allo sviluppo dell’azione, prestando particolare attenzione al gesto tecnico che esalta con  espressioni altisonanti (“giocata incedibile”, “goal da favola”).

MASSIMO CALLEGARI

Sempre presente nelle riflessioni di Callegari il filo che lega ciò che accade in campo agli umori delle tifoserie (“si esalta il popolo dei cochoneros” ).

 La voce squillante, chiara e piacevole, unita ad una dizione di primissimo livello, gli consente di apparire credibile nonostante l’eccessivo utilizzo di proposizioni esclamative che lo rende, tra i cronisti di nuova generazione, quello più simile a Sandro Piccinini.

Diverso l’approccio al commento di Andrea Marinozzi, cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, al punto di essere impiegato da Sky tanto da commentatore che da analista.

ANDREA MARINOZZI

Trattasi di autentico “telecronista da lavagna” che non perde occasione di illustrare la strategia, la tattica, e le movenze collettive nel rettangolo verde.

Davvero encomiabile l’operato di Marinozzi nel momento in cui commenta lo sviluppo dell’azione specificando contemporaneamente i movimenti di chi non è in possesso palla. La sua telecronaca è ricca di riferimenti alle linee di passaggio, al modo di portare il pressing, all’aggressione degli spazi e alla gestione dei tempi di gioco.

E’ probabilmente il più moderno tra i telecronisti senza con ciò togliere fascino alla narrazione che riesce nell’intento di far coesistere conoscenze, pensiero calcistico e attenzione all’aspetto umano.

Andrea Marinozzi vede il gioco e, soprattutto, lo capisce.

L’ottimo eloquio ed un godibile tono di voce lo rendono piacevole all’ascolto nonostante il ritmo di telecronaca salga solo quando ve ne sia un reale motivo il che, val la pena sottolinearlo, è un pregio.

Dovessimo indicare il telecronista del futuro non avremmo dubbi nell’indicare lui a patto che nel proseguo di carriera limiti l’autocompiacimento che in qualche occasione lo porta ad essere un po’ troppo assolutista nelle valutazioni.

Ultimo della serie ma non per demerito è Stefano Borghi, telecronista poco più che quarantenne con all’attivo quasi 2.000 telecronache frutto di una lunga esperienza a Sportitalia seguita da un quinquennio a Fox Sport apripista dell’approdo a Dazn.

STEFANO BORGHI

La sua cronaca è estremamente coinvolgente ma non per questo approssimativa o popolare.

Borghi “incarta” la partita con l’autorevolezza di un esperto di calcio che attinge continuamente al serbatoio di nozioni (che possiede in abbondanza) allo scopo di illustrare le situazioni di campo. Sempre attento all’atmosfera dell’evento, riesce a far “calare” lo spettatore nel clima della gara.

Più che esprimere giudizi su ciò che vede in campo, tende anch’egli all’analisi senza togliere  spazio al racconto della contesa.

Forte di un vocabolario tra i più completi del panorama televisivo è il perfetto esempio di come si possa risultare allo stesso tempo istituzionali e appassionati, raffinati e romantici.

Se Pardo rappresenta la voce con cui Dazn si rivolge al popolo degli appassionati, Borghi interpreta il ruolo di esteta, classico esempio in cui la forma è parte integrante della sostanza.

Qualora in futuro riuscisse a calmierare la propria verve dialettica rallentando quando è il caso il ritmo di cronaca, risulterà ancora più gradevole di quanto lo sia già in virtù di una competenza e di una preparazione come pochi in Italia.

Sul finire del nostro viaggio tra i telecronisti italiani non può mancare un accenno ad un fenomeno, divenuto di moda all’inizio del nuovo millennio con l’avvento dei canali monotematici di alcuni club di serie A.

Ci riferiamo ai telecronisti tifosi, ovvero giornalisti di comprovata fede calcistica chiamati a commentare le gare in quanto supporter della propria squadra

Ad avviso di chi scrive trattasi di una forzatura con più aspetti negativi che positivi.

Nella maggior parte dei casi a commentare da tifosi sono stati chiamati coloro i quali provenivano dalla radio locali ed erano particolarmente conosciuti grazie alla funzione di radiocronisti di un determinato club.

La migrazione verso la Tv ha “svuotato” i contenitori radiofonici di queste figure che avevano accompagnato per anni gli appassionati che preferivano la cronaca della loro squadra all’ascolto di “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Il passaggio dalla radio alla Tv ha avuto l’effetto di portare questi cronisti ad essere molto più esposti con l’effetto di renderli non solo tifosi ma soprattutto faziosi scontando così una perdita di credibilità e allargando il campo della telecronaca a figure meno professionali, più portate al folclore che alla competenza.

Tra i pochi meritevoli di menzione vi è Carlo Pellegatti che per qualche anno ha proposto alla Tv il proprio stile, consolidato in decenni di radio, caratterizzato da un modo romanzato di raccontare le gesta dei suoi “ragazzi” a cui era solito affibbiare soprannomi e appellativi rimasti indelebili nel tempo in seno ad un racconto che mescolava calcio, epica e mitologia.

CARLO PELLEGATTI

Si conclude così l’analisi della telecronaca calcistica nel nostro paese.

Analisi che sconta la circostanza secondo cui essendo i protagonisti della nuova generazione ancora nel pieno della carriera si presume debbano ancora offrire il meglio di loro stessi.

Al netto dei gusti personali e del cambiamento dei tempi dev’essere sottolineato un punto di contatto tra la figura del telecronista e quella dell’arbitro che risiede nel fatto che entrambi vengono citati per lo più quando sbagliano e per essere criticati. Raro, viceversa, che vengano elogiati.

La telecronaca è una delle attività che tutti pensano di poter svolgere ma che, in realtà, richiede qualità fuori dalla media.

Provate un giorno, per gioco, ad abbassare il volume della Tv e a commentare ciò che vedete ad alta voce. Vi renderete conto di quanto sia complicato…

In questo nostro viaggio abbiamo cercato, grazie ai ricordi da appassionati, di delinearne le varie caratteristiche consapevoli di come non esista nulla di più soggettivo che l’apprezzamento per l’uno o per l’altro telecronista.

Pagato il dovuto tributo a tutte le voci che han fatto la storia del nostro etere, siamo consci che, al di fuori del football, la narrazione televisiva italiana è in grado di porre sul tavolo autentici assi, maestri di professionalità, competenza e di proprietà di linguaggio, che hanno caratterizzato come e più dei commentatori del calcio la telecronaca degli eventi e che rispondono al nome di Paolo Rosi, Aldo Giordani, Rino Tommasi e Flavio Tranquillo.

Dall’alto a sx al basso, in senso antiorario: PAOLO ROSI, ALDO GIORDANI, FLAVIO TRANQUILLO E RINO TOMMASI.

Se lo sport ci emoziona e continua ad emozionarci lo dobbiamo anche a loro.

Note a margine

  1. Come da disposizione dei vertici RAI, in occasione del mondiale del 1970, Carosio e Martellini avrebbero dovuto alternarsi al commento delle gare degli azzurri. Detta alternanza si concluse dopo il match Italia-Israele quando Carosio venne accusato di essersi lasciato andare ad un commento razzista nei confronti di un assistente dell’arbitro. Da quel momento non gli venne più concesso di commentare. Si venne a scoprire successivamente che mai Carosio aveva proferito le parole per cui era stato indebitamente allontanato dai microfoni.
  1. Al triplice fischio finale della finale del campionato del mondo 1982, Nando Martellini elencò ad uno ad uno i calciatori italiani scesi in campo ma si dimenticò di menzionare Fulvio Collovati. Il difensore azzurro ha raccontato che in seguito, per molti anni,  ogni volta in cui gli è capitato di incrociare Martellini quest’ultimo si è sempre avvicinato a lui scusandosi della dimenticanza.

BIO: Alessio Rui è nato e vive a San Donà di Piave-VE ove svolge la professione di avvocato. Dal 2005 collabora con la Rivista “Giustizia Sportiva”, pubblicando saggi e commenti inerenti al diritto dello sport. Appassionato e studioso di tutte le discipline sportive, riconosce al calcio una forza divulgativa senza eguali. Auspica che tutti coloro che frequentano gli ambienti calcistici siano posti nella condizione di apprendere principi ed idee che, fatte proprie, possano contribuire ad una formazione basata su metodo e coerenza, senza mai risultare ostili al cambiamento.

6 risposte

    1. Buonasera Lorenzo, grazie della segnalazione. L’errore è mio e non di Alessio. Dovrei aver risolto e attendo quando potrà e se vorrà un suo riscontro. Mi scuso con tutti.
      Colgo l’occasione per augurarle un meraviglioso 2024.

  1. Su Martellini ricordo molto bene la vicenda di Collovati. In varie interviste ,menzionava sempre quanto accaduto. Si vedeva veramente quanto fosse mortificato. E diceva spesso “non me lo perdonero’ mai”
    Grazie ancora una volta Alessio. Una descrizione di tutti davvero eccellente!

  2. C’è una mancanza importante per quanto riguarda i commentatori della nazionale italiana in Rai. Dopo Bruno Gentili, per il periodo 2012-2014 c’è stato Stefano Bizzotto che poi ha passato il microfono a Rimedio.

  3. Riccardo Gentile purtroppo è inascoltabile !
    La sua fonetica dei cognomi è terribile, sempre uguale e fastidiosa.
    Se crede di caratterizzare la telecronaca sbaglia di grosso.
    Io quando c’è lui spengo il volume e se possibile ascolto Repice o qualsiasi altro su altro canale contempraneamente.

    Saluti

    Luciano

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