25 ottobre 1995, Forlì-Milan 0-2
Ho sempre avuto tutto “fuori sede”: molti amici, il lavoro, molti interessi e anche qualche donna, tutti in una città diversa dalla mia. Ma quando si parla di amore vero, mi riferisco a lei: quella maglia rossonera che solca i mari del pallone da quasi 125 anni attraccando ogni tanto nei più bei porti del mondo: Barcellona, Atene, e ci metto pure Madrid e Tokyo, che non avranno il porto ma nei quali la nostra grande e bella nave rossonera ha piantato la sua bandiera per imprese memorabili.
Ma quella maglia, la prima volta che la vidi dal vivo, rossonera non era. Nei giorni in cui il Milan presenta il kit “lifestyle”, che personalmente non amo molto, come ogni esperimento bizzarro sulle terze e quarte divise di questi tempi, mi è tornato alla mente quando invece eravamo tutti gialli. Ed è stata con una completa divisa gialla che vidi il Milan per la prima volta dal vivo il 25 ottobre del 1995, non a Milano, bensì a pochi chilometri da me, romagnolo verace, ovvero allo stadio “Manuzzi” di Cesena. Avevo dieci anni e mezzo.
Sì, anche il Milan per me è fuori sede: 300 chilometri circa sola andata per Milano, da tanti anni, sempre. Pioggia, vento, sole, primi o decimi in classifica, contro Barcellona o Chievo, di sera come di pomeriggio. Ma la prima volta che finalmente mio papà mi portò a vedere il Milan allo stadio non eravamo in Lombardia o in chissà quale stadio di serie A.
Lo stadio del Cesena da anni viene ritenuto un piccolo gioiellino: ci ha giocato la nazionale, ci è passata la serie A e persino la coppa Uefa. Un campo che potrebbe evocare solo ricordi amari per noi: è qui che nel 1982 conoscemmo l’onta della seconda retrocessione in B. Ma quella sera di autunno inoltrato, era tutt’altro Milan e tutt’altri tempi: in curva Ferrovia, al piano di sotto, dietro la porta, vidi sbucare quelle maglie gialle non contro i bianconeri romagnoli, bensì contro il Forlì, ospite temporaneo del “Manuzzi” per uno storico incontro di Coppa Italia con il Milan che per i romagnoli ancora oggi rappresenta l’evento più eclatante della loro storia.
Qualche ricordo di quella volta che dopo un bel po’ di televisione vidi Eranio, Di Canio, Baresi, Tassotti, Savicevic o Costacurta finalmente in carne e ossa a pochi metri da me, ce l’ho ancora. Il Milan infatti, dopo aver eliminato il Pescara al primo turno (4-1), sfidò i romagnoli in trasferta in completa tenuta gialla, una tenuta che avevamo già indossato con enorme successo qualche mese prima a San Siro, battendo l’Arsenal 2-0 nella finale di ritorno di Supercoppa Europea.
L’incontro ovviamente non era dei più complicati: i primi gol della mia vita in uno stadio al seguito del Milan furono di Stefano Eranio e Paolo Di Canio. Saranno loro due a decidere la sfida, per la quale non era previsto il ritorno: 2-0. Ricordo il calore del pubblico sugli spalti, e sorprendentemente anche il ruspante tifo dei tifosi forlivesi, mentre io, essendo come detto nella parte bassa della curva, non potei mai vedere quella istituzione chiamata Fossa dei Leoni, con il suo striscione da trasferta “Fossa” appeso alla vetrata, perché stazionava sopra di me, nell’anello superiore.
Ma ricordo benissimo un particolare che conservo ancora oggi, a questo proposito: un piccolo striscione di stoffa del gruppo. Era una di quelle toppe che facevano parte del merchandising del gruppo, da cucire sugli indumenti, e che trovai abbandonata per terra, nel polveroso suolo dell’antistadio, quando uscimmo a fine partita. Lo raccolsi immediatamente da scaltro opportunista e me lo misi in saccoccia. Una volta arrivato a casa, lo feci accuratamente lavare da mia madre. Mi pareva un segno oltre che un sogno. Una piccola toppa di stoffa, bellissima, che ricreava lo striscione “Fossa dei Leoni”, scritta bianca e sfondo mezzo rosso e mezzo nero. Da allora, girò molte felpe e molti giubbotti in mio possesso: almeno fin quando non decisi di tenerla sciolta, per poterla spostare e appoggiare o appendere negli spazi dedicati al mini museo rossonero che ho messo insieme a casa.
Il Milan indosserà ancora la completa divisa gialla nel turno successivo, sempre in Emilia-Romagna: 1-1 al Dall’Ara di Bologna contro i rossoblù. Al ritorno, finì male: la squadra di Ulivieri passò ai calci di rigore. E oggi, a San Siro, quando alzo gli occhi e vedo quello storico striscione ancora appeso dormiente alla balaustra, senza più il ruggito dei suoi ragazzi alle spalle, mi sembra di vedere in grande quella toppa di stoffa che allo stesso modo ancora oggi è in bella mostra sul mobile della mia camera. E guardandola ogni volta è come salire sulla macchina del tempo e tornare a quel 25 ottobre 1995, Forlì-Milan zero a due. Il battesimo della mia prima di tante notti al seguito di quella maglia gialla… ehm, pardon, rossonera.
BIO: Stefano Ravaglia è giornalista sportivo, scrittore e conduttore. Lavora per Icaro Tv, per Ravenna24Ore, per il Comitato romagnolo della federazione di pallavolo e si è occupato anche di Formula Uno. “Milanologo” come ama definirsi, segue da anni i rossoneri in Italia e in Europa ed è un grande appassionato di calcio inglese. Pubblica i suoi contenuti rossoneri sul network “Tradizione Rossonera”, che trovate su Facebook, Tik Tok, Instagram e Youtube.
2 risposte
Ciao grande Stefano. mi hai emozionato. Ho letto con attenzione il tuo ricordo . e avendo la fortuna di conoscerti , letto col timbro della tua voce ..penso rotta dall’emozione .
Spero di leggerne altri in questo bellissimo blog.
un abbraccio
Grande Stefano,sempre un piacere leggere i tuoi aneddoti e ricordi..